ROMA – Fratello Sole, Sorella Luna di Franco Zeffirelli, vincitore di un David di Donatello per la regia e candidato agli Oscar 1974 per la scenografia, è stato acclamato per la sua profonda bellezza e la sua rappresentazione toccante della vita di San Francesco, con un cast che include gli indimenticabili attori Graham Faulkner e Judi Bowker. Il film, una riflessione poetica e visivamente sublime sulla spiritualità, l’amore e la bellezza della natura, arriva al cinema in una splendida versione restaurata in 4K, distribuita da FilmClub Distribuzione e Minerva Pictures con il supporto della Fondazione Ente dello Spettacolo.

Un film da riscoprire anche solo per una ragione: le scelte musicali. E non è niente affatto casuale perché Fratello Sole, Sorella Luna riflette in pieno lo spirito della propria epoca di riferimento. In particolare la spiritualità della cultura dei Figli dei Fiori e quel senso di rinnovata e indomabile libertà. Una libertà di mente e di cuore rievocata musicalmente nelle dolci note del cantautore folk Donovan con musica di scena composta da Riz Ortolani e arrangiata da Ken Thorne. Quantomeno nella versione originale dl film, perché in quella italiana la colonna sonora fu tutta ri-registrata in italiano da Claudio Baglioni.

Ma sarebbe dovuto essere molto diverso in termini musicali Fratello Sole, Sorella Luna. Da principio, infatti, Zeffirelli propose a Leonard Bernstein e Leonard Cohen di curare la colonna sonora: «Coinvolsi subito Lenny facendogli ascoltare una raccolta di musiche francescane, il Laudario di Cortona. Bernstein se ne innamorò e mi consigliò di invitare Leonard Cohen a creare una colonna sonora riproponendo le melodie delle laudi». L’inedito duo ci lavorò su per tre mesi, Bernstein alla composizione, Cohen alle parole. Ne venne fuori un brano, A Simple Song (qui), poi usato da Bernstein nella sua Messa.

Come se non bastasse, a un certo punto della produzione di Fratello Sole, Sorella Luna, Zeffirelli fece il nome di Paul Simon e quello dei mitici Beatles: «Successivamente feci conoscere l’operazione a un delizioso artista folk, Donovan, che compose una splendida colonna sonora. Ne parlai anche con Paul Simon e i Beatles, ai quali piacque la storia di San Francesco, quella di un giovane che si autoesclude dalla società e dalle sue ricchezze terrene per lodare e cantare Dio attraverso le sue creature. Gli feci conoscere il Laudario, lo cantammo insieme e ne furono entusiasti. Fu per loro costante fonte d’ispirazione».

Tanto che si dice che all’epoca Zeffirelli propose perfino dei ruoli (non ben precisati) ai Beatles nel film. Come al maestro del tropicalismo Caetano Veloso che fu molto vicino a interpretare quel San Francesco reso carne e spirito dal debuttante Faulkner. Prima di lui, in Fratello Sole, Sorella Luna avremmo potuto vedere Frank Grimes – con cui Zeffirelli arrivò sino alle pendici della lavorazione per poi cambiare idea all’ultimissimo -, e nientemeno che Al Pacino autore di un test-screening fallimentare. La sua prova fu giudicata in overacting da Zeffirelli che proprio non riuscì a convincersi a vederlo nei panni del Santo.

Tutto al servizio di un Fratello Sole, Sorella Luna che a fronte di uno script limitante che non riesce fino in fondo a radicare, in termini drammaturgici, il confronto tematico e spirituale tra l’opera e la filosofia di San Francesco con l’ideologia della Controcultura degli anni Sessanta e Settanta – scegliendo la via di una semplicità di parole e gesti ma non d’intensità e linguaggio filmico – vede però Zeffirelli percorrere il racconto di immagini delicate, poetiche e dalla costruzione morbida che tanto fanno bene al cuore. Un film di cui oggi, in tempi incerti come questi, nel raccontare di speranza e fratellanza, può davvero essere davvero in grado di risollevare anche l’animo degli spettatori più aridi.
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