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Peter e Orso Miyakawa: «Noi, tra Truffaut, l’America e il nostro primo set a Ventimiglia»

Da Ettore Scola ai Morning Benders? Sì. Guida alle passioni dei registi di Easy Living

easy living
«Scusi, ma l'America è di là?». Peter e Orso Miyakawa all'azione su Easy Living.

MILANO – Il cinema francese e i Kooks, Trovajoli e Scola, le facce di Cassavetes e i sogni di Fellini, in bilico tra Milano, Ventimiglia e l’America: parlare con i fratelli Peter e Orso Miyakawa – registi del prezioso Easy Living, di cui vi abbiamo parlato qui – significa finire dentro un frullatore di citazioni e rimandi, poster e ricordi, visioni e sogni, una miriade di stimoli che sono caduti poi dentro il loro primo film, appena uscito in sala, storia di quattro solitudini, un confine e di qualcosa che a parole non si può esprimere: «E che è quello a cui ciascuno di noi aspira, una personale America», ci dicono loro al telefono, tra una tappa e l’altra del loro giro d’Italia. «Ognuno di noi ha la sua America, che può essere ovunque. A Ovest. A Est. Oppure semplicemente dentro la testa…». 

“Sì, ma ne sei convinto?”: Peter e Orso Miyakawa sul set di Easy Living.

I NOSTRI MITI – «Questa è piuttosto facile: siamo cresciuti con una madre cinefila che fin da bambini ci ha fatto scoprire tanto i film della Nouvelle Vague quanto i cartoni della Disney. Un nome su tutti? François Truffaut, non solo un regista, ma un simbolo pazzesco. Dovessimo scegliere, il nostro film preferito? Probabilmente sarebbe il suo Effetto Notte: da adolescenti una volta ci intrufolammo al Torino Film Festival e ci ritrovammo davanti a quel film: fu una folgorazione. Altri riferimenti? La New Hollywood degli anni Sessanta e Settanta, da Il Laureato a Oltre il giardino passando per Il re di giardini di Marvin di Bob Rafelson oppure per L’ultima corvé con Jack Nicholson».

Effetto Notte
«Ma l’accendino?». Truffaut e Jacqueline Bisset in Effetto Notte.

GLI ATTORI – «La recitazione nel nostro cinema è fondamentale, si collega – non a caso – proprio al cinema che amiamo, costruito su grandi personaggi e su sceneggiature molto dettagliate. Da questo punto di vista il maestro totale è stato, e rimane, John Cassavetes. Mariti è uno dei film più importanti del nostro percorso, ogni volta che lo vediamo impariamo qualcosa dal modo incredibile in cui la realtà riesce a uscire dal suo cinema. Se qualcuno lo nota, in Easy Living c’è anche un piccolo omaggio: nella casa di Don si intravede proprio il poster di Mariti».

Peter Falk, Cassavetes e Ben Gazzara in Mariti.

L’ALTRA ITALIA – «Sembra paradossale, ma il cinema italiano lo abbiamo scoperto quando siamo andati a studiare in America. Lì, persi tra nostalgia di casa e lo studio del futuro, ci siamo innamorati del cinema italiano, della grande commedia italiana, di registi come Ettore Scola, a cui dedichiamo un piccolo omaggio all’interno di Easy Living: se ci fate caso, nella scena in cui Brando sta da solo sulla spiaggia, si ascolta Tema di Oreste, un momento malinconico della colonna sonora che Armando Trovajoli scrisse per un capolavoro di Scola: Dramma della gelosia».

IL CAST – «Il cast, ovvero la band di Easy Living: Camilla Semino Favro l’avevamo vista in 1993 e ci era piaciuta moltissimo. L’abbiamo letteralmente abbordata al bar e l’abbiamo convinta: lei è stata molto carina, non ha pensato fossimo degli stalker! Poi c’è James Miyakawa, nostro fratello più piccolo, e Alberto Boubakar Malanchino, che invece è stato consigliato dall’aiuto regista perché aveva lavorato in un corto a scuola ed erano amici. E infine c’è Manoel Hudec, che abbiamo conosciuto in America ed è venuto qui per fare il film anche se non parlava una sola parola in italiano. Ha fatto un lavoro enorme, mescolando lingue e accenti, giocando sull’effetto comico. Ha studiato bene la grammatica italiana e noi gli abbiamo messo errori apposta…».

«Ma chi sono ‘sti due?». Camilla Semino Favro riflette sui Miyakawa.

LA CANZONE – «Il film si chiude su Excuses, una canzone dei Morning Benders, un gruppo di San Francisco che abbiamo scoperto per caso, nel 2008, perché aprivano i concerti di una delle nostre band preferite dei tempi, che erano i Kooks. In realtà nessuno conosceva i Morning Benders, alla fine del concerto se ne stavano lì a vendere magliette e dischi e poi si sono un po’ persi negli anni. Hanno anche cambiato nome e sono finiti nell’oceano della musica indipendente. La canzone è perfetta, si amalgama benissimo con il montaggio e poi c’è da dire che, per quanto è bella, non è molto conosciuta, quindi ha anche un effetto sorpresa…».

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