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François Ozon: «Il libro, il mio film e Sophie Marceau. Vi racconto È andato tutto bene»

Il libro di Emmanuèle Bernheim, ma anche la Marceau e Dussolier: il regista racconta il suo nuovo film

François Ozon con Sophie Marceau sul set di È andato tutto bene.

ROMA – Prima c’era stato il libro, poi è arrivato il film, È andato tutto bene, in sala ora dopo un lungo percorso cominciato a Cannes molti mesi fa. Ma di cosa parla l’ultima pellicola diretta da François Ozon? Di André (André Dussolier), un ottantenne che rimane paralizzato dopo un ictus, e di sua figlia Emmanuelle (Sophie Marceau) che vorrebbe aiutarlo a riprendersi ma si sente fare da lui un altro tipo di richiesta: morire. Tratto dall’omonimo libro di Emmanuèle Bernheim, in Italia pubblicato da Giulio Einaudi, il film tocca un nervo scoperto della società contemporanea: l’eutanasia e il diritto alla morte. In quest’intervista Ozon racconta com’è arrivato a girare È andato tutto bene.

Sul set: Géraldine Pailhas, Ozon, Charlotte Rampling e Sophie Marceau. 

IL LIBRO – «Ho incontrato Emmanuèle Bernheim nel 2000. Avevo iniziato a girare Sotto la sabbia e le riprese erano ferme. Mi suggerirono di incontrare una scrittrice che non conoscevo, Emmanuèle appunto, per riscrivere la sceneggiatura. Diventammo subito amici e mi innamorai del suo stile di scrittura molto fisico, ridotto all’ osso. Molti anni dopo, nel 2013, mi spedì la bozza di È andato tutto bene e mi commossi nello scoprire l’esperienza che aveva vissuto con il padre. Ho amato il ritmo, il tono, il finale, la suspense che lo rendeva quasi un giallo. E poi l’ambiguo sollievo delle due sorelle per aver compiuto la loro missione».

Sophie Marceau in un momento del film di Ozon.

IL FILM – «Un giorno Emmanuèle mi chiese se fossi interessato ad adattare quel libro per il cinema. Ero sicuro che sarebbe potuto diventare un grande film ma era una storia talmente sua che in quel momento della mia vita non riuscivo a vedere come avrei potuto farla diventare mia. Molti registi mostrarono interesse per È andato tutto bene e ci furono molte offerte per averne i diritti. Emmanuèle mi tenne informato fino alla proposta di Alain Cavalier che non fu in grado di realizzare il film perché lei si ammalò di cancro. Cavalier riuscì comunque a tirare fuori da quell’esperienza nel 2019 un bellissimo documentario, Être vivant et le savoir».

Géraldine Pailhas con la Marceau in un altro momento.

IO & SOPHIE – «Da tempo volevo lavorare con Sophie Marceau. Avevo già pensato a lei per diversi miei film e ci eravamo incrociati spesso, ma non eravamo mai riusciti a combinare nulla. Sapevo che questo era finalmente il momento giusto, il progetto giusto. Così le ho mandato il libro di Emmanuèle di cui lei si è innamorata. Sophie è un’attrice della mia generazione, sono cresciuto con lei e mi è piaciuto filmarla ora che è poco più che cinquantenne. Il film è una sorta di documentario su di lei allo stesso modo in cui Sotto la sabbia lo era su Charlotte Rampling…».

Sophie Marceau con André Dussolier in una scena del film.

IO & ANDRÉ – «Adoro André nei film di Alain Resnais e anche ne Il bel matrimonio di Éric Rohmer. È stato entusiasta della storia e ha capito il personaggio. Gli piaceva il suo umorismo impassibile, inglese e ha contribuito al ruolo con una deliziosa sfacciataggine. Gli ho mostrato dei filmati di André Bernheim in modo che potesse trarre ispirazione dalla sua personalità e dal suo modo di parlare. Il libro era molto preciso e abbiamo anche incontrato dei medici che ci hanno spiegato le diverse fasi delle conseguenze di un ictus. La precisione di André, la sua ossessione per la credibilità della sua interpretazione, il suo modo di parlare, sono tutti elementi che hanno contribuito a perfezionare il personaggio».

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  • VIDEO | Qui una clip di È andato tutto bene.

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