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Drive Me Home | Vinicio Marchioni, Marco D’Amore e quella voglia di tornare a casa

Due amici, la nostalgia e il tempo che non torna: Simone Catania e il suo on-the-road d’esordio

Vinicio Marchioni e Marco D'Amore

ROMA – Perdersi, ritrovarsi e poi perdersi di nuovo. Cercando, ovunque, la strada che porti a casa. Anzi, che riporti a quei giorni d’estate, quando l’aria era ancora pulita e tutt’intorno il mondo sembrava facile e bello. Gli anni passano per tutti, nulla resta immutato. Come Antonio e Agostino – Vinicio Marchioni e Marco D’Amore, che bravi – nati nella campagna siciliana, abbandonata senza salutarla, senza salutarsi. Diventati adulti, entrambi hanno preso percorsi diversi: Antonio, cameriere tra Londra e Bruxelles; Agostino, autotrasportatore in giro per il Belgio, a cucinarsi la pasta su un fornellino a gas, cercando qua e là un po’ di compagnia.

Marco D’Amore e Vinicio Marchioni in una foto di scena

Antonio, quando scopre che la sua casa natia, ormai abbandonata, sta per essere messa all’asta, si mette alla ricerca dell’amico perduto, cercando di salvare un luogo lontano a cui, entrambi, sono fortemente legati. Ed è così che Drive Me Home, di Simone Catania, diventa un film sull’importanza delle radici saldate indissolubilmente al proprio passato. Antonio e Agostino, uomini fragili legati da un’amicizia tanta forte quanto taciturna e ombrosa – come spesso è l’amicizia tra due uomini – riflettono il loro cammino in uno specchio di indecisione, precarietà, timore. Perché, per loro, è impossibile trovare un altro posto che si chiami casa.

Sul tir con Vinicio e Marco

Anche se, come dice Agostino, una casa può essere anche un’emozione, una persona, un abitacolo di un tir. Oppure un ricordo martellante, un’ossessione che non ti molla un’attimo. Così, la regia di Simone Catania, all’esordio in un lungometraggio, scandisce le immagini pulite come il cielo belga, tra attimi e silenzi di un viaggio intimo, ma che prende con sé quelle generazioni che hanno perso lungo il cammino la propria identità. Tappa dopo tappa, casa dopo casa, Antonio e Agostino comprendo, poi, quanto sia fondamentale la terra nella sua collettività. Capiscono dolorosamente che il tempo perduto non torna, ma che in qualche modo il sentimento che resta è capace di rendere tutto un po’ più dolce.

Le luci di Drive Me Home

Così come sono dolci, stranianti e veri Vinicio Marchioni e Marco D’Amore, qui lontanissimi dai ruoli in cui li abbiamo apprezzati, ma capaci di addossarsi sensibilmente la colpa e il coraggio, il dubbio delle scelte e una catartica liberazione. In fondo, Drive Me Home Un è un piccolo on-the-road migrante, che parla a tutti coloro che hanno smarrito la strada di casa, inseguendo un sogno diventato troppo presto un incubo da cui è impossibile svegliarsi. E allora, l’unico modo è condividerlo, magari con un amico che non ha mai smesso di chiederti scusa.

Qui potete vedere il trailer di Drive Me Home:

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