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Diva Futura | Giulia Louise Steigerwalt, Pietro Castellitto e la storia di un sogno italiano

Preparatevi a conoscere Riccardo e le sue Dive: Prossimamente al cinema con Piper Film

Denise Capezza in una scena di Diva Futura di Giulia Louise Steigerwalt, prossimamente al cinema con Piper Film
Denise Capezza in una scena di Diva Futura di Giulia Louise Steigerwalt, prossimamente al cinema con Piper Film

ROMA – Italia, anni Ottanta-Novanta. Con la sua agenzia Diva Futura, Riccardo Schicchi rivoluziona la cultura di massa trasformando l’utopia hippy dell’amore libero in un nuovo fenomeno: il porno. Sotto la sua guida, “ragazze della porta accanto” come Ilona Staller, Moana Pozzi, Eva Henger e molte altre diventano all’improvviso dive di fama mondiale ed entrano nelle case degli italiani grazie al boom delle televisioni private e dei videoregistratori in VHS. L’espressione pornostar, coniata al tempo, segna l’inizio di una nuova era. L’impatto mediatico è talmente travolgente da sfociare nell’elezione al Parlamento di Ilona Staller aka Cicciolina, nella nascita del Partito dell’Amore e nella candidatura di Moana Pozzi a sindaca di Roma.

Pietro Castellitto in una scena di Diva Futura, un film di Giulia Louise Steigerwalt
Pietro Castellitto in una scena di Diva Futura, un film di Giulia Louise Steigerwalt

L’avventura di questa grande famiglia – dove esplodono gelosie, tormenti e contraddizioni i cui effetti generano una situazione fuori controllo nell’industria della pornografia – è raccontata attraverso lo sguardo di Debora, giovane segretaria dell’agenzia con un mutuo sulle spalle. Tutto questo è accaduto perché esisteva un desiderio tanto nascosto quanto grande: quello di tutti. Diva Futura, opera seconda di Giulia Louise Steigerwalt con protagonisti Pietro Castellitto, Denise Capezza, Barbara Ronchi, Tesa Litvan e Lidija Kordić. Il film, prodotto da Groenlandia, PiperFilm, Rai Cinema e presentato in concorso all’81esima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, arriverà prossimamente al cinema con Piper Film.

Denise Capezza in una scena del film
Denise Capezza in un momento del film

Basato su Non dite alla mamma che faccio la segretaria. Memorie di una ragazza normale alla corte del re dell’hard di Debora Attanasio (Sperling & Kupfer editore, maggio 2013) – che qui figura come co-sceneggiatrice – Diva Futura viene così descritto dalla Steigerwalt: «Un ritratto imparziale, il racconto della parabola tragica di un gruppo di personaggi che, se per certi versi si sono battuti per la libertà, paradossalmente hanno poi contribuito con il loro lavoro a normalizzare qualcosa che va contro la libertà della donna stessa, ovvero la mercificazione del corpo femminile. Il racconto, in questo senso, di una grande contraddizione».

Barbara Ronchi in una scena di Diva Futura
Barbara Ronchi in una scena di Diva Futura

D’altronde è sempre stato questo il principio di Schicchi («Amorali si, immorali mai»), qui portato in scena da un Castellitto allo stato dell’arte meritevole di Coppa Volpi, ed è sempre questo il filo conduttore dell’opera seconda della Steigerwalt. Diva Futura è una parabola buffa e tragica sugli albori del porno italiano e di un sogno – quello di Schicchi e delle sue Dive (future ma di fatto passate e presenti…eterne) – che seppe cogliere il bisogno di trasgressione sessuale dando vita ad una rivoluzione socio-culturale fondata sul desiderio e la sua soddisfazione, saputasi stagliare nell’immaginario collettivo degli italiani fino ad arrivare a essere trasposta (e resa immortale) a mezzo filmico.

Lidija Kordić in un momento di Diva Futura
Lidija Kordić in un momento di Diva Futura

Ma è anche uno spaccato storico del costume e del quadro politico del tempo. Un’istantanea cinematografica che affonda le sue radici creative sull’eccezionale contraddizione morale che ne ha caratterizzato, da sempre, il marchio, resa infine immagine in movimento nelle forme di una commedia pop divertente, commuovente, ambiziosa nella sua a-linearità – a metà tra le atmosfere porno autoriali di Boogie Nights e la follia agrodolce di The Wolf of Wall Street – che consacra la stella emergente di Denise Capezza (tutt’altro che semplice dar forma e vita caratteriale a Moana Pozzi) segnalandosi come una gradita sorpresa del concorso di Venezia.

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