ROMA – Com’è che cantavano i The Clash? “Death or glory, becomes just another story. Death or glory, becomes just another story”. Ecco, la Glory protagonista della bellissima collana a fumetti sceneggiata da Rick Remender e disegnata dal francese Bengal, non cerca di certo la gloria assoluta, bensì una via salvifica che la porta a fare la cosa giusta in un viaggio sulle strade selvagge che dividono gli Stati Uniti dal Messico. Con il secondo e conclusivo volume la saga di Death or Glory (edita in Italia da BAO Publishing) traccia la linea di chiusura, portandoci al fianco della protagonista e della sua fiammante muscle car, che tanto ricorda la Dodge Charger R/T di Dom Toretto nella saga di Fast and Furious.
Ma facciamo un passo indietro: il Volume 1 di Death or Glory uscito nel 2019 ci portava a conoscere Glory, nata su di un camion e cresciuta al fianco di una famiglia allargata e disfunzionale di camionisti. Padroni assoluti e indipendenti del profondo ovest americano, tra dinner di confine e polvere asfissiante. Assoluti fuorilegge ma con regole morali ben precise, hanno scelto di vivere lontani dai dogmi e dalle regole rinunciando a tutto pur di inseguire la libertà. Allora, nel momento drammatico in cui servirebbe l’assistenza sanitaria per il “papà” Red in fin di vita, Glory decide di sfidare il tempo e correre più veloce dalle 72 ore che la dividono tra la morte di Red e un trapianto di fegato. Tenta il colpo della vita ma, quando c’è di mezzo la disperazione, tutto va storto.
Ed è uno show adrenalinico quello che offre un fumetto irresistibile, dando vita ad un on-the-road in cui si intrecciano personaggi folli, mercanti di organi e pazzeschi colpi di scena, che implodono in un finale che vuole enfatizzare il lato più tenero e introspettivo di una storia muscolosa e ricca di azione. Dunque, Death or Glory della coppia Remender & Bengal, tra speranza, redenzione e distruzione, è una storia moderna che strizza l’occhio ai racconti da Far West, con la figura di Glory che è la metafora di un mondo umano che, come può, resiste alla violenza e alla paura, facendo altresì da specchio agli Stati Uniti più radicali e radicati nell’immaginario collettivo, sociale e politico. E sì, se ve lo state chiedendo, l’epopea resistente e catartica di Glory sarebbe perfetta per un road movie. Leggetelo – anzi, divoratelo – non ve ne pentirete.
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