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Damien Chazelle: «Babylon? Volevo fare rumore e mostrare i due volti di Hollywood»

Hot Corn ha incontrato il regista venuto a Roma per presentare il suo nuovo film in sala dal 19 gennaio

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Damien Chazelle a Roma per presentare Babylon. Foto di Manuela Santacatterina

ROMA – Serio e generoso. Se dovessimo scegliere due soli aggettivi per descrivere Damien Chazelle sarebbero questi. Abbiamo incontrato il regista Premio Oscar in un albergo di Roma, a due passi dalla scalinata di Piazza di Spagna, dove è venuto per presentare il suo ultimo film, Babylon. Pellicola nelle nostre sale dal 19 gennaio con la quale filma la quarta regia di un lungometraggio dopo la parentesi seriale (e mai abbastanza celebrata) di The Eddy. Una storia di ambizioni ed eccessi con protagonisti Brad Pitt, Margot Robbie e Diego Calva con il quale Chazelle ripercorre l’ascesa e la caduta di un gruppo di personaggi in un’epoca di sfrenata decadenza e depravazione agli albori di Hollywood. L’occasione per parlare di libertà represse e reazioni polarizzate, della continua evoluzione del cinema e del suo lungo futuro ricco di possibilità ancora da esplorare.

IL FILM «Sono felice di essere qui e presentare il film a Roma. Penso che in molti possano riconoscersi in un film che ha attinto tanto da Fellini e da titoli come La Dolce Vita. Un film che offre una panoramica della società, di come lavora e si diverte. Era questo il mio obiettivo: esaminare un periodo della Storia attraverso il prisma del divertimento e del lavoro e mostrare come queste due realtà si susseguano. Il tutto visto attraverso feste e set per dare la sensazione e l’idea di quello che ci fosse sotto la superficie tra politica, tragedie e sogni infranti».

Damien Chazelle sul set di Babylon

LA LIBERTÀ «Il cinema di oggi rispetto al passato? Ha perso libertà. E penso sia qualcosa di comprensibile dato che pariamo di una libertà goduta nei primi giorni della nascita di Hollywood. È qualcosa che riscontriamo anche nei primi film muti raccontati in Babylon, qualcosa di legato al fatto che Hollywood fosse nuova e non potesse avere il rispetto della società mainstream. Era considerata una forma d’arte volgare. La società guardava a Los Angeles come una città folle, un’esplosione di possibilità artistiche. Era inevitabile che questa fiamma si affievolisse. Ma possiamo imparare molto da quel periodo. Oggi più che mai viviamo in un periodo a Hollywood pieno di paura e moralismo puritano. Gli artisti dovrebbero respingere tutto questo e rivendicare quella liberà repressa. Questa storia lo racconta in forma evolutiva perché ho iniziato a scrivere la sceneggiatura quindici anni fa e in questo lasso di tempo Hollywood è cambiata. E non in meglio».

Un’immagine del film

LA STRUTTURA DEL FILM «Fin dagli albori la mia idea era realizzare un film che si sarebbe trasformato in un altro film in termini di tono, stile e genere. Volevo riflettesse dove la società si trovava grazie al passaggio dai toni della commedia a quelli della tragedia. Ma, man mano che procedevo con la scrittura, ho capito che dall’esuberanza iniziale si dovesse quasi sfiorare l’horror per mostrare la caduta di quel mondo. Le due facce della stessa medaglia, dal suo apice con il divertimento contrapposto alla caduta negli inferi come Dante».

Damien Chazelle
Damien Chazelle nel dietro le quinte di Babylon

LE REAZIONI «Sapevo che il film avrebbe suscitato determinate reazioni. E alla base del film c’era l’idea di accarezzare contropelo le persone e provocarle spingendo qualche pulsante, facendole arrabbiare. La mia aspettativa era realizzare un film che fosse controcorrente, forse ragione per la qualche ci è voluto tanto per trovare qualcuno che lo finanziasse. I premi non hanno cambiato la mia vita ma hanno cambiato il rapporto con gli Studios. Non credo che avrei potuto realizzare Babylon altrimenti. Quei premi mi hanno aperto delle porte e sono grato alla Paramount che sapeva ci sarebbe stata una polarizzazione ma non ho mai subito nessuna pressione per raggiungere dei compromessi. È stata una benedizione sentirmi libero e protetto senza dover annacquare o filtrare nessun aspetto del film. Era importate mostrare quella Hollywood perché oggi troppi film parlano della sua età d’oro ma si concentrano solo sulla sua patina glamour».

Brad Pitt è Jack Conrad in una scena del film

IL PUBBLICO «Si spera sempre che il proprio film trovi il suo pubblico. La speranza è che qualsiasi cosa accada il film venga accolto, a prescindere dal come, e che possa suscitare dibattito, risvegliare gli animi e non scivolare via in modo tranquillo. Con Babylon volevo fare rumore. Sono convinto che il film una volta finito non mi appartenga più. Una volta uscito diventa di chi lo guarda. Ho fatto quello che sentivo di dover fare e ho portato il film nel mondo. Aspetto che sia il mondo a giudicarlo perché una volta concluse le riprese non è più mio. È come lasciare andare un figlio che va a vivere per conto suo. Non puoi più fare il genitore. Puoi provare a controllarlo, ma non riesci più».

Un’immagine del film

LA REPUTAZIONE «Credo sia stato importante cercare di mostrare quello che Hollywood è spesso troppo brava a nascondere sotto il tappeto. All’epoca il cinema non era affatto visto e rispettato come avviene oggi. Era qualcosa di criminale, basso, volgare e pornografico, senza prestigio. Parte del DNA di come erano realizzati i film all’epoca era mostrare lo “sporco”. Con Babylon sono voluto andare a rivendicare alcuni elementi di quella reputazione lì. Qualcosa che è già insito nel titolo, perché la reputazione del cinema nasceva da peccato e dal vizio. Non a caso era spesso definito utilizzando altri riferimenti biblici come Sodoma e Gomorra. Hollywood è nata ancora prima di Las Vegas. Una nuova industria che cercava di rivendicare il suo status, creata da immigrati, reietti, criminali e persone rifiutate da altre parti della società. Persone capaci di cose folli, come costruire una città nel mezzo del niente. E abbiamo dovuto ammorbidire parecchi aspetti. Perché se avessimo dovuto raccontare la verità fino in fondo, il film non avrebbe mai visto la luce (ride, n.d.r.)».

Un’immagine di Babylon di Damien Chazelle

LA RINASCITA DEL CINEMA «Il film finisce nel 1952 con le scene di Cantando sotto la pioggia. Molti film realizzati in quel periodo è come se contenessero la paura e l’ansia che il cinema stesse morendo e venisse sostituito dalla TV. Ma non è stato così. Il sistema degli Studios è morto, quello sì, o almeno all’epoca era in fase di sparizione, ma è stato sostituito da un nuovo sistema. Oggi la coesistenza non è facile ma sono ottimista. Credo ci sia un continuo ciclo di nascita e morte e una costante evoluzione. Hollywood muore e rinasce. Nel 1899 anche Lumière diceva che il cinema non aveva futuro. In casa conservo una gigantografia della copertina di un numero di Paris Match del 1953 con Marilyn Monroe e il titolo: “Il cinema sta morendo?”. Ma no, il cinema non sta morendo. È un continuo rinascere».

Damien Chazelle
Margot Robbie e Damien Chazelle dietro le quinte del film

MARGOT ROBBIE «È un’attrice unica, una forza della natura che ha fame e coraggio e farebbe qualsiasi cosa. Ha più volte dichiarato che per ogni ruolo recita come se fosse un animale diverso.
Ma allo stesso tempo è molto disciplinata ed ha una grande esperienza tecnica. Ricordo che abbiamo fatto 12 take uno dietro l’altro e riusciva a piangere dallo stesso occhio per ogni ciak. È raro trovare entrambe queste qualità in una sola persona. Con lei basta creare un’ambiente in cui si sente al sicuro e ti da l’anima. Abbiamo improvvisato e sperimentato sul set per poi tornare alla sceneggiatura e improvvisare di nuovo. Non è facile trovare un attore così disponibile».

Damien Chazelle
Una scena del film di Damien Chazelle

INNOVAZIONE E FUTURO «Il 3D è interessante come molti altri strumenti del cinema usati in passato. Penso agli anni Cinquanta con la nascita del Cinemascope e del White Screen pensati per convincere il pubblico a tornare in sala. Credo ci siano anche vari altri strumenti che oggi non riusciamo nemmeno a immaginare. Penso dipenda molto dalla responsabilità dell’artista perché molte delle invenzioni ed evoluzioni sono poi sparite perché non aggiungevano valore a differenza di eventi come l’avvento del suono e del colore. Il 3D può fare la differenza nelle mani di James Cameron che gli da un valore estetico. È importante pensare che il cinema si ingegni per espandere le sue possibilità. Dobbiamo ricordarci che si tende a pensare che il cinema si qualcosa di vecchio e invece è giovane e non abbiamo ancora esplorato tutto quello che può dare. Mi piace pensare che stiamo ancora all’inizio del cinema».

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Qui sotto potete vedere il trailer di Babylon:

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