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Dacia Maraini: «Io, Federico Fellini e il set de L’amore coniugale, il mio film da regista»

Il suo film, le parole di Fellini, il femminismo: la scrittrice si racconta al C – MOVIE Film Festival di Rimini

Dacia Maraini
Dacia Maraini in un'immagine di Trio, uno dei Super8 presentati al festival.

RIMINI – Un film da regista che rimase anche l’unico nella sua carriera. Era il 1970 quando Dacia Maraini prese il libro di Alberto Moravia e lo trasformò in un film, L’amore coniugale, con la coppia formata da Tomas Milian e Macha Méril. E, quasi come in un’apparizione, qui a Rimini alla prima edizione di C-MOVIE Film Festival, organizzato da Kitchenfilm con la direzione artistica di Emanuela Piovano, ecco apparire sul palco con la Maraini proprio lei, Macha Méril, che nel 1970 veniva da Una donna sposata di Jean-Luc Godard e poco dopo avrebbe girato Profondo rosso con Dario Argento. «Che ricordo ho di quel set? In realtà non volevo farlo», ricorda la scrittrice, «ma mi convinsero che poteva essere una bell’occasione». Oltre alla proiezione del film, Dacia Maraini ha portato al festival anche alcuni filmati realizzati in Super8: Trio, Giochi di latte, La bella addormentata nel bosco, Lo scialle azzurro e Mio padre amor mio.

Dacia Maraini
Dacia Maraini durante l’incontro a Rimini. Al suo fianco, Macha Méril.

L’AMORE CONIUGALE – «Il mio unico lungometraggio, sì. Ma L’amore coniugale, il film che ho girato nel 1970, non è stato un caso, anche se mi considero una montatrice di storie che non ha niente a che fare col cinema. Mi piaceva lavorare con l’immagine, quello sì. Ho lavorato molto con il Super 8 prima di fare il film, perché per me era un modo differente di guardare la realtà, un modo che mi è poi servito per raccontare i dettagli della vita, della casualità. Un giorno Gian Vittorio Baldi, il produttore, mi disse che dovevo girare un film. Ero molto perplessa, ma insistette e allora feci questo esperimento. Il libro raccontava il rapporto fra un uomo e una donna, ma a me interessava anche la dimensione sociale della Sicilia. Per me era importante far capire che l’amore – che qui vediamo tra i personaggi di Silvio e Leda – è sempre anche in relazione con l’ambiente. Un amore non è mai un fatto astratto, fuori dalla realtà».

Un altro Super8 di Dacia Maraini: Mio padre amore mio.

IL CINEMA AL FEMMINILE – «Quando ho cominciato eravamo in poche registe donne, non facevamo proprio numero. C’era Liliana Cavani, poi c’era Lina Wertmüller, ma non ricordo altre. Anche perché puntare su una donna per un produttore era considerato un azzardo, quasi un fallimento. C’era una prevenzione di origine culturale e economica. Adesso invece per fortuna ci sono tantissime registe e il caso di Paola Cortellesi e del successo di un film come C’è ancora domani credo sia un segnale che fa capire la popolarità del cinema al femminile. Prima era un cinema di nicchia quello che facevamo, adesso invece raggiunge un pubblico enorme. Mi sembra un bel segnale. Ricordiamo che il teatro per migliaia di anni ha escluso le donne, non potevamo stare sul palcoscenico, non potevamo scrivere…».

Dacia Maraini
Dacia Maraini in un altro momento dell’incontro a Rimini.

IO & FELLINI – «Federico? Federico era un uomo delizioso e ironico. Un uomo aperto come pochi altri registi nel suo lavoro. Ecco, per esempio io credo di non aver mai visto Federico arrabbiato, rancoroso oppure aggressivo nei confronti di qualcuno. Mai. Anche quando girava sul set, era sempre tenero e affettuoso, mentre altri registi sapevano essere durissimi, cattivi. Lui no. Ricordo anche che era molto incuriosito dal femminismo: mi prendeva anche in giro su questo aspetto, ma si vedeva che era molto interessato. Mi chiedeva cosa facevamo noi femministe, dove andavamo, perché facevamo determinate cose…».

Dacia Maraini
Una scena di Giochi di latte, un altro Super8 presentato a Rimini.

I FESTIVAL – «Credo molto nei festival e in occasioni come questa a Rimini. Adesso è indubbio che ci sia molta confusione culturale, non ci si incontra più nei luoghi come succedeva un tempo. Subito dopo la guerra c’era molto di più questa cosa, la voglia di trovarsi e confrontarsi, mentre adesso sono rimaste solo queste occasioni pubbliche per incontrarsi e guardarsi in faccia. E allora secondo me questo festival è ottimo per riflettere su temi fondamentali come la creatività e il rapporto tra i sessi, conversazioni che si fanno purtroppo molto poco…».

  • VIDEO | Qui potete vedere il film L’amore coniugale:

 

 

 

 

 

 

 

 

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