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Cristina Comencini: «Tornare? Il mio cinema psicoanalitico per affrontare il presente»

Il film, con protagonista Giovanna Mezzogiorno arriva in streaming. Lo trovate in digital su CHILI

Cristina Comencini
Cristina Comencini

ROMA – «Un po’ è vero, ci ricordiamo solo le cose belle. O i cliché. In fondo, la memoria vive di cliché, è un colabrodo. E il cinema, in questi buchi, ci lavora sopra, come fanno i sogni…». Cristina Comencini, che intervistiamo in video-conferenza, un bel mattino di fine aprile, oltre raccontare il suo nuovo film, Tornare, interpretato da una sempre brava Giovanna Mezzogiorno, ci spiega due o tre nozioni di psicanalisi in forma cinematografica. Affrontiamo con lei il discorso del tempo, della sua percezione, e di quanto il cambiamento sia necessario per affrontare le novità, come quella che tutti, oggi, stiamo vivendo. Infatti, Tornare, causa chiusura momentanea delle sale, arriva direttamente nelle case, in versione digital (e lo trovate su CHILI dal 4 maggio), distribuito da Rai Cinema e Vision Distribution. E, a proposito di questa inconsueta release, la regista ci ha detto che «La decisione di far uscire il nostro film in streaming è stata presa nella consapevolezza che fosse importante dare un segnale di novità. E soprattutto un’apertura ad un futuro ancora troppo distante…».

Giovanna Mezzogiorno è Alice McNellis in Tornare di Cristina Comencini
Giovanna Mezzogiorno è Alice McNellis in Tornare di Cristina Comencini

Cristina, com’è uscire in digital invece che al cinema?

È un’uscita sofferta, il cinema è fondamentale per rivivere certe cose, certe atmosfere. Ma, questa decisione, è stata presa collettivamente, del resto non sappiamo come e quando riapriranno le sale. Eppure, ho la sensazione che è bello portare nelle case Tornare. È comunque un andare avanti, fare vedere qualcosa di nuovo. Sì, una scelta che guarda al futuro.

E lo stato dell’arte, oggi, qual è?

Non sentiamo parlare dell’arte, in generale. Per ripartire bisognerebbe rivedere le sale. C’era già crisi, una moria di sale, soprattutto a Roma. E allora penso: perché non si sfrutta questo periodo per fare ripartire con intelligenza i circuiti? Interessiamoci al nuovo, facciamo un piano… ma ancora non lo vedo, questo piano.

Beatrice Grannò è Alice McNellis da giovane
Beatrice Grannò è Alice McNellis da giovane

In Tornare c’è il passato, il presente e un forte senso di cinema.

È vero, il passato viene ad abitare il presente. Nella concezione generale esistono passato, presente e futuro, ma nella realtà questa cosa non è evidente. Questa sensazione, nella casa del film, è molto evocativa, e di colpo la protagonista è visitata dal passato. Il cinema lavora sul tempo da sempre, dilatazione, sintesi, flashback…

Come si vive oggi il tempo?

Il tempo lo avvertiamo in modo diverso rispetto a prima, anche per questo ho voluto portare Tornare nelle case. La casa la abitavamo molto velocemente, ora è diventata un mondo, ti accorgi di altre cose, ti ricordi di altro, lo “stare”, come dicono gli orientali. Siamo la generazione che ha vissuto questa cosa, e ci rimarrà dentro come trasformazione.

Tornare e il Golfo di Napoli
Tornare e il Golfo di Napoli

Quanto c’è di Cristina Comencini nel film?

I film sono sempre molto vicini a chi scrive le sceneggiature, nel mio percorso ho cercato di essere più inquadrata, ma la mia parte folle è finita nelle pellicole, nei libri. Poi è ritornata, tra follia e spensieratezza. Forse, prima, si andava incontro ad altre cose, il ritorno della ragazza aiuta a scombussolare le cose, mostrandole com’era prima. E aiutandola ad andare avanti.

Altro elemento, Napoli.

C’è un affezione dei luoghi, amo Napoli… Doveva esserci un viaggio dell’anima, tipo un rebus. Sono arrivato in questa casa in cui scendi di livello, ho visto che c’erano delle grotte, una villa mentale, perfetta per ciò che volevo. Poi, sono arrivata al parco archeologico, con un tunnel, incontrando una Napoli metafisica e stratificata, mi interessava illuminare gli strati della città e gli strati dell’interiorità.

Cristina Comencini e il set di Tornare
Cristina Comencini e il set di Tornare

Possiamo dire che Tornare sia quasi una seduta psicanalitica.

Da sempre mi interesso al rapporto tra arte e psicanalisi, ma niente lettino, qui, più che altro mi interessava il procedimento interno, ovvero la creazione cinematografica e letteraria, formando una storia, piano piano. Questo è cinema e letteratura. Sono affascinata sulle cose nuove, e penso che il film possa portare una novità di assemblaggio tra storie, luoghi e personaggi.

E il richiamo alla matriosca è chiaro…

Noi siamo fatti di tante persone, proprio come una matriosca. Per dire, la sento forte in me, io ragazza e io adulta, le tre parti di noi devono coesistere, deve esserci un’idea di circolazione reciproca, in modo tale che possano uscire dalla metaforica casa.

La colonna sonora riveste un ruolo importante, come hai lavorato con Gabriele Coen e Mario Rivera?

Abbiamo scelto una strada non melodica, niente di compiuto. La musica doveva essere così, suoni e atmosfere che escono ed entrano. È una musica che non commenta, guarda le immagini e si rispecchia.

Donne e cinema, a che punto siamo?

Personalmente, spingo molte donne a mettersi dietro la macchina da presa. Ahimè, però, gli uomini in generale e non sono interessati a vedere un film con tante donne protagoniste. Uno spettatore medio, un uomo medio, per dire, non va a vedere un film come Piccole Donne, e allora bisogna rovesciare questo mondo. Quando un uomo vorrà andare a vedere titolli come quell di Greta Gerwig sarà una rivoluzione, fino a quel momento è una passeggiata nel deserto.

Qui il trailer di Tornare di Cristina Comencini:

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