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Colapesce: «Io, Iddu, La Malvagità e la rappresentazione della mafia nel cinema»

A Hot Corn, il cantautore racconta la realizzazione delle musiche di Iddu: Dal 10 ottobre al cinema

Colapesce racconta a Hot Corn il viaggio musicale di Iddu - L'ultimo Padrino, al cinema dal 10 ottobre con 01 Distribution
Colapesce racconta a Hot Corn il viaggio musicale di Iddu - L'ultimo Padrino, al cinema dal 10 ottobre con 01 Distribution

ROMA – Sicilia, primi anni Duemila. Dopo alcuni anni in prigione per mafia, Catello (Toni Servillo), politico di lungo corso, ha perso tutto. Quando i Servizi Segreti gli chiedono aiuto per catturare il figlioccio Matteo (Elio Germano), ultimo grande latitante di mafia, Catello coglie l’occasione per rimettersi in gioco. Uomo dalle cento maschere, instancabile illusionista, Catello dà vita a un unico quanto improbabile scambio epistolare con il latitante: questo è Iddu – L’Ultimo Padrino di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza con Toni Servillo e Elio Germano. Interpreti del film, accanto ai due protagonisti, sono Daniela Marra, Barbora Bobulova, Giuseppe Tantillo, Fausto Russo Alesi, Antonia Truppo e Tommaso Ragno, al cinema dal 10 ottobre con 01 Distribution. Colonna sonora? Magnifica, percorsa di sonorità elettroniche, a firma Colapesce aka Lorenzo Urciullo che abbiamo avuto il piacere di raggiungere telefonicamente per parlare di Iddu, del brano originale La Malvagità, della rappresentazione della mafia al cinema, ma non solo…

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L’INCONTRO – «Mi hanno contattato direttamente loro, Fabio e Antonio (Grassadonia e Piazza), e la cosa mi ha fatto molto piacere perché ho amato tantissimo sia Salvo che Sicilian Ghost Story. Non ci conoscevamo quindi per certi versi è stato anche un po’ inaspettato. Dopo un primo incontro conoscitivo con Fabio c’è stato il cosiddetto colpo di fulmine, anche perché – banalmente – ci siamo trovati in linea sia con i gusti musicali che con l’immaginario sonoro che avrebbe potuto avere un film del genere. Da lì mi hanno inviato la prima stesura della sceneggiatura e poi la seconda. Leggendola mi erano subito venute in mente mille idee diverse su come lavorare al film e alle sue musiche. Praticamente da subito, ho cominciato a lavorare alla colonna sonora di Iddu già in fase di scrittura».

Colapesce e la colonna sonora di Iddu - L'ultimo padrino, di Grassadonia e Piazza

LA MALVAGITÁ – «Lo dice già il testo della canzone, (La malvagità appartiene all’uomo/Si muove di giorno/La notte nel buio se ne sta È una stella). Più che contrastarle, certe cose bisogna intanto riconoscerle e accettarle, è il primo passo fondamentale per poter proporre un cambiamento generale. Perché la malvagità esiste fin dalla notte dei tempi, da Medea a Caravaggio, da sempre. C’è sempre stato qualcosa di malvagio nella narrazione dell’uomo. Una contrapposizione che nelle varie epoche storiche è stata rappresentata in maniera diversa nell’arte, ma è sempre di quello che parliamo ed è qui presente, in Iddu, nell’immagine musicale che ho scelto. È nella natura dell’uomo la malvagità, il giorno stesso in cui abbiamo pubblicato il brano, l’Iran ha bombardato il Libano».

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LA MUSICA – «L’approccio musicale è partito dal fatto che, si, Iddu ha una forte parte allegorica, così ho deciso di fare una distinzione chiara e netta nel proporre il tema dei due personaggi. C’è Matteo, interpretato da Elio, per cui inizialmente stavo lavorando alla parte tematica come ho fatto per Catello. Ho, cioè, associato un tema musicale alla persona. Con Catello, interpretato da Toni, è stato facile, è un personaggio buffone da commedia dell’arte ed è in quella direzione tematica che ho voluto andare. Con Matteo, invece, mi sono presto reso conto durante la lavorazione che se avessi usato dei temi per descrivere la sua figura, avrei corso il rischio di andare a mitizzarlo. Il tema della musica torna facilmente in un film, lo sappiamo, può essere agganciato a un personaggio. Per Matteo – ovvero Matteo Messina Denaro –  ho scelto di andare in sottrazione, quasi a farlo sparire. Ho utilizzato molta musica organica senza riferimenti con tombe atonali e microaccenni di temi, perché non volevo in alcun modo andare a sottolinearne la grandezza».

LA MAFIA, IL CINEMA – «Uno dei grandi problemi della rappresentazione cinematografica della della mafia, del malaffare, e che spesso queste vanno a mitizzare questi personaggi. Se penso a serie come Gomorra, Suburra, insomma, si tende a sempre a esaltare questi personaggi, quasi come a renderli mitologici. Il lavoro che mi premeva fare con Iddu era proprio di non andare a sottolineare il personaggio con un tema. Bisogna cominciare a fare così anche nelle rappresentazioni, bisogna raccontare le storie non le icone. E Fabio e Antonio l’hanno saputo fare bene con Iddu. Anni fa, con Sicilian Ghost Story, hanno raccontato una delle storie di mafia più brutali mai sentite, quella di Giuseppe di Matteo, il bambino sciolto nell’acido, ma l’hanno raccontato da un punto di vista poetico anziché della mera rappresentazione brutale della mafia. È uno di quei film che ti porta a fare delle riflessioni. Sono nato in Sicilia negli anni Ottanta e ricordo perfettamente l’atmosfera che c’era negli anni Novanta, era terrificante».

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