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Claire Foy: «La mia Lisbeth Salander? Mi sono sentita protettiva nei suoi confronti»

Tra Steven Soderbergh, Damien Chazelle e Fede Álvarez: l’attrice inglese si racconta ad Hot Corn

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Verde, come l’orologio al polso, o i pantaloni di raso che indossa, dalla cadenza e dalla piega perfetta. Oppure come i suoi occhi, brillanti e accesi. Claire Foy, prima della nostra intervista in occasione di Millennium: Quello Che Non Uccide, in cui interpreta l’hacker Lisbeth Salander, ci passa davanti, nella hall di un albergo di Roma a pochi passi da Trinità de Monti, con i mano una tazza di tè. Essenziale e aggraziata, normale eppure regale. Una meravigliosa semplicità. Niente corona in testa, e neppure un marito sulla luna, né giacca di pelle e trucco nero, come quello che le ha disegnato addosso il regista Fede Álvarez, che proprio in Quello Che Non Uccide, insieme alla Foy, ha dato il via ad un nuovo ciclo basato sui romanzi di Stieg Larsson. «Claire Foy? È una Lisbeth perfetta», ci dice Álvarez, «Ma sul set l’ho lasciata libera, era lei a decidere come sarebbe stata la protagonista». Così, quando poco dopo Claire Foy si siede davanti a noi, nemmeno fossimo ad una cena romantica, è chiaro che un volto del genere potrebbe interpretare alla perfezione qualunque personaggio, pur restando sempre Claire Foy, con quel tocco di verde e la sua calda tazza di tè. Rigorosamente all’inglese, of course.

Hoeks, Gudnason, Foy, Alvarez e Lund alla premiere di Millennium, al #RFF13. Foto di Vittorio Zunino Celotto.

LA FORZA «Ho letto i libri e ho visto tutti i film. E sì, credo sia davvero un personaggio affascinante quello di Lisbeth. Poi il modo in cui Stieg Larsson ha descritto ogni aspetto del suo carattere, specie nella seconda parte dei romanzi, è eccezionale. Soprattutto quando viene a galla la sua lotta per il diritto ad essere liberi. I libri sono stati una sorta di Bibbia per me durante la preparazione. Anzi, il film mi ha dato una specie di sicurezza, non pensavo di avere tutta questa forza. L’addestramento è stato impegnativo ma l’ho talmente amato che sto continuando anche adesso…».

Claire Foy sul set di Millennium: Quello Che Non Uccide.

LISBETH «Il personaggio? Quando impari a conoscere chi interpreti è sempre una sorpresa. Sono motivata solo dal mio desiderio, e se scelgo di prendere parte ad un progetto è perché voglio esplorare una parte di me che mi interessa. Mi piace vivere la vita attraverso le interpretazioni, è un po’ come osservare le persone quando pensano di non essere viste. Amo il silenzio, e non ho trovato difficile interpretare un personaggio come quello di Lisbeth. Credo che molto del suo aspetto sia connesso ai traumi che ha vissuto, so che è un personaggio di finzione ma è molto reale per me. Mi sono sentita protettiva nei suoi confronti».

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Una scena di Millennium- Quello che non Uccide.

L’ACCENTO «È stata tradita più e più volte, le persone che amava l’hanno delusa, non le hanno mai mostrato e dimostrato l’amore. Credo che queste cose abbiano contribuito a formare il suo carattere. Mi ci sono voluti mesi per prepara l’accento, modificando quello di The Crown, divenuto celebre. Lo svedese è molto gentile e gioioso, ma dovevo trovare un modo di cambiare la voce di Lisbeth, in modo tale che rispecchiasse il suo carattere…».

Claire Foy

LE PROSPETTIVE «Unsane di Steven Soderbergh mi ha aperto la mente: ci sono tanti modi diversi per lavorare ad un film, ma quando ho accettato di fare quella pellicola ero annoiata, non dalla carriera, ma da quello che ero io. Ed è questo che mi ha regalato lui: un’esperienza diversa da tutto quello che avevo fatto prima. Dopo, è arrivato First Man, ed è stataun’altra sfida. Damien Chazelle ha un approccio totalmente differente, fondato sulla documentazione e sulla preparazione. Con Fede Álvarez, invece, scoprivo quello che sarebbe avvenuto direttamente sul set».

Soderbergh sul set di Unsane, e la Foy ripresa con un iPhone…

THE CROWN «Recitare in The Crown è stato un regalo che mi ha permesso di potermi concentrare su un personaggio con dei dialoghi meravigliosi. Sì, sono fiera che la serie andrà avanti. Lisbeth e la Regina Elisabetta? Hanno una somiglianza solo se pensiamo alle loro emozioni. Non sono in grado di comprenderle, né di esprimerle. Lisbeth si è resa conto che vivere e mostrare i sentimenti rende vulnerabile. E la regina Elisabetta, invece, ha un ruolo dove le emozioni, di certo, non aiutano».

the Crown
Claire Foy nei panni della Regina Elisabetta.
  • Fede Álvarez: «La mia sfida in bilico tra Stieg Larsson e Claire Foy»

Qui il trailer del film

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