MILANO – Nel cinema ciò che fa innamorare lo spettatore si divide in due grandi categorie: gli attori e i personaggi che interpretano. Ci sono attori che sono vere e proprie icone e ci sono personaggi che fanno parte della cultura popolare. Sono due categorie distinte: Marilyn Monroe e Marlon Brando nella prima, Indiana Jones e Batman nella seconda. Esiste però poi una terza categoria in cui i confini tra attore e personaggio si mescolano e quasi scompaiono per una speciale combinazione di caratteristiche umane e scelte artistiche, di fisicità e di ruoli interpretati. E, nella classifica di questa rarissima categoria, al primo posto può esserci solo un uomo: Bud Spencer.
Nella testa di chi era bambino negli anni Settanta e Ottanta, dietro a Bud Spencer c’era semplicemente Bud Spencer: un supereroe che esisteva veramente, non Carlo Pedersoli. Finalmente quella storia qualche tempo fa è diventata Bud Spencer, una biografia a fumetti autorizzata dai figli (e con prefazione degli stessi Cristiana, Diamante e Giuseppe Pedersoli), edita da Renoir (lo trovate qui), sceneggiata da Marco Sonseri e disegnata da Roberto Lauciello. Il primo merito del fumetto? Mantenere porosi i confini tra persona e personaggio, sapendo che è proprio questa sovrapposizione che alimenta il mito. Il secondo grande merito è di raccontare la persona, per consegnare ai lettori una storia appassionante e imprevedibile. Carlo Pedersoli, napoletano classe 1929, due olimpiadi da nuotatore professionista, costruttore di strade in Sud America, un matrimonio che lo spinge verso una carriera cinematografica. Per caso.
E poi: la passione per le grandi abbuffate e per il volo, il talento e l’amore per la musica brasiliana, tutti elementi di una vita ricca e fuori dal comune raccontati dal bellissimo tratto elastico e dallo stile cavazzaniano dei bei disegni di Lauciello. La trama utilizza il meccanismo narrativo di un bambino che, sognando ad occhi aperti, incontra Bud. Una scelta azzeccata perché al centro del suo mondo ci sono sempre stati i bambini. Bud era per tutti i più piccoli un gigante buono che combatteva dalla parte dei più deboli. Con lui trionfava sempre il bene e la violenza era una scusa per grasse risate, grazie a quegli sganassoni che trasformavano in parodia le risse tutti-contro-uno dei kung-fu movies.
Pagina dopo pagina, tra l’amico Terence Hill e quella telefonata di Giuseppe Colizzi, questa bella biografia a fumetti riempie così una (enorme) mancanza e mette insieme anche i molti pezzi di un racconto, anzi di due racconti che inevitabilmente stanno insieme e che nessuno separi mai ciò che l’amore collettivo ha unito per sempre. Un amore che, per esempio, in Germania ha fatto aprire musei dedicati a lui e ha fatto nascere petizioni popolari per intitolare a Bud Spencer una piazza. Perché la verità è che se sei cresciuto in quegli anni, a Bud Spencer vai avanti a crederci per tutta la vita…
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