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Boiling Point | Dietro le quinte di una cucina? Sì, in un unico piano sequenza

Tra dramedy e thriller, Philip Barantini dirige Stephen Graham in un film che non si limita al virtuosismo

Boiling Point
Stephen Graham è il protagonista di Boiling Point - Il disastro è servito

ROMA – «Sì, chef!». Due parole che contengono un mondo, quello della cucina, fatto di regole, istinto, pressione. Un mondo raccontato più volte al cinema e in TV, spaziando tra generi e toni, ma che forse quest’anno ha raggiunto il suo punto più alto grazie ad una serie, The Bear (se non l’avete vista dovete rimediare immediatamente!), e un film, Boiling Point – Il Disastro è Servito, capaci di racchiudere tra le mura di un ristorante un concentrato di emozioni contrastanti che, in quel microcosmo che è una brigata, rappresentano quelle della vita di tutti i giorni. Quel «senso di urgenza» costante, per dirla come il Carmy di Jeremy Allen White (ecco che torna The Bear) che cresce a dismisura durante un servizio a cui si aggiungono tutte le noie e le fatiche personali.

Boiling Point
Una scena di Boiling Point

Un mix potenzialmente esplosivo come racconta molto bene Boiling Point. Il film è l’ampliamento di un corto omonimo diretto dall’attore e regista Philip Barantini che ne ha scritto la sceneggiatura insieme a James Cummings (un tale successo oltremanica che la BBC ha già messo in cantiere una serie). Un film pensato come un unico piano sequenza che segue lo chef Andy Jones – un sempre gigantesco Stephen Graham – in una delle notti più complicate della sua vita. Fresco di separazione, con un macigno di sensi di colpa nei confronti del figlio sul petto e un problema di alcool e droghe, Andy fatica a stare al passo tra lavoro e vita privata. La vigilia di Natale il suo elegante ristorante londinese diventa un campo di battaglia, tra visite sanitarie, tensione altissima tra i membri della brigata, clienti impegnativi e l’arrivo a sorpresa nel locale del suo ex mentore, divenuto una star televisiva, insieme ad un celebre critico gastronomico.

Stephen Graham è Andy Jones

Gli ingredienti perfetti per portarlo su quel punto di ebollizione a cui fa riferimento il titolo. La macchina a mano che segue Andy e il resto dello staff tra la sala e la cucina – in un’armonia perfetta di movimenti in totale contrasto con la confusione in cui sono calati i personaggi – enfatizza ancor di più quello stato di frenesia sul punto di esplodere che troverà il suo culmine sul finale. Un lavoro tecnico importante e raffinato che non è fine a se stesso o mero virtuosismo stilistico. Perché, proprio in virtù di quel crescente senso di oppressione che attanaglia il protagonista, la scelta di girare un’unica ripresa accresce in chi guarda tutta l’angoscia, la fatica, la tensione di cui Andy e gli altri personaggi finiscono per essere attanagliati.

Boiling Point
Una scena di Boiling Point

Il lavoro del direttore della fotografia, Matthew Lewis, è ottimo e si modula a seconda dei diversi ambienti in cui si trova la macchina da presa, alternando le luci soffuse e avvolgenti della sala con quelle fredde del dietro le quinte della cucina a vista. Un film dalla struttura solida con al suo interno solo qualche piccola imperfezione. Alcune sottotrame che vengono aperte ai tavoli del ristorante, ad esempio, sono poi interrotte lasciando quelle specifiche parentesi narrative sospese. Ma in definitiva Boiling Point, muovendosi tra i registri della dramedy e del thriller, è uno di quei film capace di rapire lo spettatore dal primo all’ultimo minuto dosando con intelligenza ogni suo ingrediente.

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Qui sotto potete vedere una clip del film:

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