ROMA – Si sa, ci sono storie che attraversano il tempo senza perdere il loro significato, incantando generazioni di spettatori con la loro magia. Biancaneve è – da sempre – una di queste, un classico tramandato da genitori in figli e poi in nipoti fin dalla prima uscita, ovvero Biancaneve e i sette nani, era il 21 dicembre 1937, un’era geologica fa. Adesso, dopo un paio di riletture (vedi il gotico Biancaneve e il cacciatore con Kristen Stewart nel 2012), arriva una nuova sfida, un nuovo live action Disney diretto da Marc Webb che prova a ritornare per emozionare un pubblico diverso. Così, fin dai primi minuti, Biancaneve trasporta (e riporta) il pubblico in un mondo magico, dove il Bene e il Male si scontrano in una fiaba senza tempo, allestita da scenografie luminose, colori accesi e effetti speciali che rendono l’esperienza visiva da subito molto avvolgente, tanto da sembrare uscita direttamente da un libro illustrato.

Marc Webb prova a modernizzare il classico del 1937 senza tradirne lo spirito, trasformandolo in un’avventura accessibile alle nuove generazioni. Tuttavia, alcune scelte estetiche – come la CGI dei sette nani – potrebbero far storcere il naso agli spettatori più adulti, che potrebbero percepire il risultato come artificioso. Sia detto: il film è perfetto per il pubblico a cui è destinato, ovvero i bambini, così come lo era Cenerentola di Lily James. Come spesso accade nei remake, la nuova versione introduce alcune modifiche, nel tentativo di dare spessore ai personaggi e attualizzare il racconto. Senza svelare troppo, la trasformazione più significativa riguarda il principe, interpretato da Andrew Burnap, che qui diventa un bandito della foresta impegnato in una battaglia contro la regina Grimilde (Gal Gadot). Anche la mela, simbolo iconico della fiaba, assume un significato più profondo, legato ai ricordi d’infanzia di Biancaneve e alla memoria dei genitori: un dettaglio che rende il gesto della Regina ancora più crudele.

Il cuore della storia resta comunque Biancaneve, interpretata con grazia e semplicità da Rachel Zegler: la sua versione della principessa è dolce ma determinata, una giovane donna che non si lascia abbattere dalle difficoltà e che trova nella gentilezza la sua più grande forza (proprio come accadeva in Cenerentola). È un modello positivo per i più piccoli, un personaggio che insegna l’importanza di restare fedeli a sé stessi e di affrontare il mondo con il sorriso, anche quando le cose si fanno difficili. Dall’altro lato, Gal Gadot veste i panni di Grimilde con un’eleganza perfida e ammaliante, un personaggio che mostra come l’ossessione per l’apparenza e il potere possano portare alla solitudine e all’infelicità. La sua interpretazione risulta meno incisiva rispetto allo storico personaggio, anche se per i bambini rimarrà sempre un’antagonista spaventosa al punto giusto, ma rimane molto vuota come interpretazione.

Un punto di forza del film? La colonna sonora, che riesce a unire nostalgia e innovazione. Benj Pasek e Justin Paul, già noti per La La Land e The Greatest Showman, hanno scritto nuove canzoni che si integrano con i classici. Il nuovo brano di Biancaneve, Waiting on a Wish, è un inno alla speranza, mentre Good Things Grow trasmette il messaggio che ogni cosa bella richiede tempo. Le canzoni storiche, come Heigh-Ho e Impara a fischiettar, mantengono intatta la magia, contribuendo a creare un’esperienza musicale che mescola passato e presente. Non si può comunque ignorare il percorso turbolento che ha accompagnato il film. Fin dall’annuncio del progetto, nel 2021, la scelta di Rachel Zegler come protagonista ha generato un acceso dibattito, con critiche legate all’aspetto del personaggio. A complicare la situazione, la politica si è intrecciata alla promozione: le posizioni opposte di Gal Gadot – soldatessa IDF – e Rachel Zegler – attivista pro Palestina – sul conflitto israelo-palestinese hanno polarizzato l’opinione pubblica, distogliendo l’attenzione dall’opera.

Al di là delle polemiche, Biancaneve non è certo un capolavoro, solo un buon film con molti passaggi a vuoto, ma rimane un prodotto godibile destinato ai bambini, un pubblico che guarderà alla storia con occhi liberi dai filtri del dibattito adulto. Ed è proprio qui che Biancaneve trova la sua forza. Oltre alla magia e alla musica, il film trasmette infatti un messaggio profondo, pensato per le nuove generazioni: la gentilezza non è sinonimo di debolezza. Viviamo in un’epoca in cui la società premia la competizione e la durezza, ma Biancaneve ci ricorda che il vero coraggio sta nel trattare gli altri con bontà, nel credere nei propri sogni e nell’affrontare le difficoltà a cuore aperto. In un mondo in cui si è spesso portati a credere che la forza coincida con la superiorità, la fiaba ribadisce un concetto essenziale: la gentilezza è una forma di forza, e chi la coltiva non sarà mai davvero sconfitto…
Lascia un Commento