in

Aspettando l’Oscar a Times Square

Hot Corn a New York. Tra passanti frettolosi e le parole di Oprah ancora addosso…

NEW YORK – Si estende lungo la Broadway e la Settima Strada, tra la Quarantaduesima e la Quarantasettesima, ideale mecca per residenti e turisti che di fatto incarna il mito della «città che non dorme mai». A Times Square, in questi giorni, si respira il profumo dell’entertainment americano tra cartelloni pubblicitari, fast food, negozi di souvenir e teatri dove, ogni anno, più di tredici milioni di spettatori assistono alle performance più acclamate. Oggi i cartelloni pubblicitari, i billboards, che di solito anticipano le nuove uscite e portano avanti la campagna per la vittoria degli Oscar, sono vestiti a lutto, come si è potuto vedere durante la settantacinquesima serata dei Golden Globe quando, sul red carpet, tutte le star hanno deciso di indossare abiti di colore nero e spostare l’attenzione dagli stilisti e dalla fatidica domanda («Ma chi ti ha vestita?») alla storia di ognuna di loro, che poi è la storia di tante, quella della Hollywood di Harvey Weinstein diventata ora la Hollywood di davvero troppi nomi. Tutti sospettabili.

Times Square, New York, 17 gennaio. Photo: Lorenzo Crestani.

Questo è il clima pre-Oscar che si percepisce a New York. La pressione è alta e anche se il cambiamento del mondo dello spettacolo non avverrà sul palco di una cerimonia come quella del Dolby, unire icone dell’arte di fronte ad un grande pubblico televisivo, social media e stampa può essere un’opportunità per galvanizzare il prossimo a fare qualcosa di positivo. Che sia The Shape of Water di Guillermo del Toro, già Leone d’Oro a Venezia dove la protagonista priva di voce instaura uno strano rapporto con una creatura fantastica, Lady Bird, storia di una giovane diciassettenne o il toccante Tre manifesti a Ebbing, Missouri, che di stupro ne parla in modo crudo, senza troppi giri di parole, il miglior film quest’anno sarà un altro: quello di tutte le donne e uomini che si sono raccontati e hanno raccontato la loro Hollywood, quella degli abusi sessuali e psicologici, di giochi di potere e divario di compenso.

Eva Longoria sul profilo Instagram di Time’s Up.

A supporto di tutto questo sono stati creati movimenti e associazioni come Time’s Up («It’s not a moment, it’s a movement») il cui obiettivo di parità dei sessi negli studi cinematografici e in altri settori ha fatto istituire un fondo di difesa legale per donne sessualmente molestate o aggredite sul posto di lavoro. E se si chiede ai frettolosi newyorchesi per strada cosa si aspettano da questi Oscar, ecco allora emergere la speranza che qualcosa cambi davvero, che anche gli uomini usino la loro voce a favore dei diritti civili e dell’uguaglianza, e che, il tanto citato discorso di Oprah Winfrey ai Globe, possa davvero essere «un nuovo giorno all’orizzonte, grazie a tante meravigliose donne e ad alcuni uomini fenomenali che stanno lottando per essere i leader che ci condurranno verso il futuro. Quando nessuno dovrà più dire Me Too».

Lascia un Commento

Animali Fantastici: J.K. Rowling ha già rivelato dove verranno girati i film?

La T-Shirt di E.T.