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The Shape of Water – L’amore secondo Guillermo del Toro

L’amore è come l’acqua: riesce a prendere la forma di ciò che lo contiene

Già vincitore del Leone d’Oro alla 74° Mostra di Venezia e con sette nomination ai Golden Globe e quattordici ai Critics’ Choice Movie Awards fra cui miglior film, migliore attrice e miglior attrice non protagonista, The Shape of Water è uno dei film più attesi del nuovo anno, in sala dal 14 febbraio.

Ambientato in un laboratorio di esperimenti biologici a Baltimora, durante la guerra Fredda, nel 1962, il film nasce dalla dichiarata passione del regista Guillermo del Toro per i mostri e ha come protagonista una creatura anfibia che vive nel laboratorio e che cela il volto di Doug Jones, alla sua sesta collaborazione con il regista. Elisa Esposito (Sally Hawkins) è una inserviente muta, che scopre per caso la creatura (che nel film non avrà nessun nome perché considerata una creatura divina) e, andando oltre il suo aspetto, inizierà a conoscerla, ad amarla e la proteggerà quando sarà in pericolo. Al fianco di Elisa, la collega Zelda (Octavia Spencer), impegnata a lottare per i suoi diritti e per una vita migliore.

In un periodo storico fatto di sospetto e in cui i nemici devono essere combattuti con tutti i mezzi e sconfitti in nome di una superiorità nazionale, l’amore può trovare nuove forme, forme mostruose, anche se può essere difficile capire cosa veramente possa significare la parola mostro. Come in tante fiabe, anche qui i mostri sono soprattutto le cosiddette persone normali. Come Richard Strickland (Michael Shannon), agente governativo, crudele e cattivo, che ha catturato e che tortura la creatura. Per del Toro, «l’amore è come l’acqua e riesce a prendere la forma di ciò che lo contiene». Non importa verso cosa venga rivolto, fosse anche una creatura che chiamiamo mostro.

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