CANNES – Mentre Gaza brucia e il popolo palestinese lotta per riuscire ad esistere sotto i missili israeliani, sulla Croisette sono arrivati due registi, Arab e Tarzan Nasser, gemelli palestinesi che in realtà si chiamano Ahmed e Mohamed Abunasser. Erano già passati qui nel 2013 con un cortometraggio, Condom Lead, presentato in concorso, e poi nel 2020 li avevamo visti a Venezia con Gaza mon amour. Questa volta sono a Un Certain Regard con Once Upon a Time in Gaza in cui raccontano l’alleanza tra uno studente e uno spacciatore, minacciata da un poliziotto corrotto. «L’idea? Nasce dalla nostra città, Gaza», spiegano, «ma quando abbiamo iniziato a pensare al film non potevamo pensare che il titolo potesse essere una profezia: non è rimasto nulla di Gaza oggi…».

IL CINEMA – «Possiamo dire che per noi il cinema è come una tela bianca su cui dipingiamo le idee e le nostre emozioni. Questo succede probabilmente perché non abbiamo mai studiato cinema in modo accademico, lo abbiamo imparato solo seguendo l’istinto dopo aver studiato storia dell’arte e tecniche di disegno. Come registi, prestiamo particolare attenzione ai dettagli e affrontiamo il lavoro come se stessimo creando i nostri mondi, pezzo per pezzo. Non ci limitiamo a scrivere e dirigere: costruiamo anche le scenografie dei film con le nostre mani, selezionando con cura ogni elemento che poi troveremo nella scena».

LA REGIA – «Perché siamo diventati registi? Dunque, crediamo sia il risultato dello sviluppo di una passione, iniziata molto presto attraverso la nostra ossessione per il mondo della moda. Questo ci ha permesso di guardare moltissimi film, da cui abbiamo tratto ispirazione e idee per i modelli che disegnavamo e cucivamo noi stessi. Il prossimo film? Racconta la storia di tre donne a Gaza le cui vite si intrecciano: le loro lotte quotidiane, le sfide e la perseveranza mentre combattono per continuare a difendere il loro diritto ad esistere…».
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