in

Antropocene – L’epoca umana | L’altra faccia della fine del mondo e quel documentario

Un documentario, una mostra, molte domande. Ecco perché dovete riscoprirlo in streaming

No, non c'è un pianeta alternativo...

ROMA – «No, non c’è modo di tornare indietro. Ormai viviamo in un mondo diverso». Più che un semplice documentario, un lavoro unico, un’opera che abbandona ogni intento didattico per sollevare domande, interrogandosi sulla creatura più complessa (e controversa) che abbia mai abitato la Terra. Quale? L’uomo, ovviamente, che la terra la sta distruggendo. Antropocene – L’epoca umana – meraviglioso documentario passato a Toronto e Berlino nel 2019 e ora finalmente in streaming su Prime Video e AppleTV+ – è il terzo capitolo di una trilogia, un lavoro di alta sartoria in cui un fotografo, Edward Burtynsky, e due registi, Jennifer Baichwal e Nicholas de Pencier, combinano arte, cinema, realtà virtuale e ricerca per narrare da un altro punto di vista i cambiamenti – climatici e non solo – che l’essere umano ha impresso nel mondo dal suo arrivo.

Antropocene
Jennifer Baichwal a Carrara sul set di Antropocene.

Ma come interagiscono insomma uomo e natura? Per gli autori di Antropocene – L’epoca umana la risposta è chiara: si tratta di un rapporto in continua evoluzione, destinato a mutare ancora nei secoli a venire (e non in bene). Eppure, quello che fino ad oggi ci è dato sapere, è sufficiente a farci rendere conto di un elemento essenziale: l’uomo ha plasmato la natura a sua immagine e somiglianza. Antropocene, infatti, è il nome assegnato all’era geologica, avviatasi a metà del Ventesimo secolo, in cui sono gli esseri umani la causa principale delle trasformazioni del pianeta. Un’affermazione che è il frutto di una ricerca durata dieci anni, condotta da un gruppo di scienziati, l’Anthropocene Working Group che il documentario segue scrupolosamente.

Sul set: i registi in azione.

«Siamo attivi nella moderna civiltà da circa diecimila anni e dominiamo completamente un pianeta che esiste da 4,5 miliardi di anni» riflette de Pencier. Sono cifre che non avrebbero bisogno di spiegazione, eppure provare a comprendere cosa si nasconda dietro ad un assunto all’apparenza semplice è un’operazione essenziale. Quanto è dominante l’uomo rispetto al mondo circostante? Tanto, troppo e questo è già noto, ma i due cineasti lo documentano attraverso riprese innovative, aeree e subacquee, e mostrando paesaggi poco conosciuti. Qualche esempio? Le pareti di cemento in Cina (il 60% della costa continentale), le miniere di potassio negli Urali, la Barriera Corallina in Australia, gli stagni di evaporazione del litio nel deserto di Atacama. L’uomo, insomma, ha sfruttato il possibile, oltrepassando più di una volta i confini del lecito, come si vede ad esempio dal commercio dell’avorio con il massacro di elefanti in Kenya.

Antropocene
La baraccopoli di Makoko

La voce narrante nella versione originale – di Alicia Vikander –  fa da raccordo tra le immagini mozzafiato e le interviste fatte a chi si occupa del tema. Cambiamenti climatici, inquinamento, smaltimento dei rifiuti: punti di un discorso più ampio che addebita all’uomo gran parte delle responsabilità di una situazione che rischia di diventare catastrofica. Ma se l’uomo è il principale colpevole è anche l’unico essere in grado di migliorare il presente. Come? Anche attraverso opere come Antropocene, rivolte non solo a chi già possiede una sensibilità ecologica, ma soprattutto a coloro che ritengono inutile il proprio intervento. Da vedere.

  • HOT CORN GREEN | Quando cinema e ambiente si uniscono
  • VIDEO | Qui il trailer di Antropocene – L’epoca umana:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Lascia un Commento

I protagonisti di Sleepers

Sleepers | Robert De Niro, il libro di Shakes Carcaterra e la storia vera dietro il film

La prima immagine ufficiale di September Says

VIDEO | Ariane Labed e le prime immagini di September Says