Zanna Bianca, il capolavoro della letteratura per ragazzi scritto da Jack London, arriva per la prima volta al cinema – l’11 ottobre – in versione animata grazie al regista Alexandre Espigares, che ha presentato una preview ai piccoli giurati del Giffoni Film Festival. Premio Oscar per il corto Mr. Hublot, il regista nato in Lussemburgo, sogna di girare un horror ma vanta già una lunga lista di collaborazioni in qualità di animatore, da Iron Man 3 a Now you See Me. Dopo la vittoria dell’Academy Award si è subito messo al lavoro su questo gioiellino d’animazione, impiegando quattro anni per realizzarlo. È stata l’ambita statuetta, ha confessato, a permettergli questo debutto tanto atteso in un lungometraggio. Anche se, da bambino, non sognava affatto una carriera dietro la macchina da presa ma sperava di salvare il mondo come vigile del fuoco. Oggi, però, come ha raccontato ad Hot Corn, non ha nessun rimpianto, e non cambierebbe questo mestiere per nulla al mondo.

ZANNA BIANCA «Quando il produttore mi ha portato la sceneggiatura ne sono rimasto abbagliato per vari motivi. Innanzitutto gli animali non parlavano e non erano umanizzati, poi il copione prevedeva pochissimi dialoghi e, infine, ho trovato la libertà d’immergermi nella natura anche attraverso i suoi suoni e silenzi. Certo, dall’idea di partenza a quella finale è cambiato qualcosa, ma direi che al 70-80% sono state rispettate le intenzioni iniziali. Anche se, rispetto al romanzo, abbiamo ammorbidito alcune scene particolarmente cruente».

LA REALIZZAZIONE «L’animazione degli animali è stata la parte più complessa ma anche la più elettrizzante. Sono i personaggi principali e hanno più arti da far muovere rispetto a noi umani bipedi. Per Zanna Bianca non ho usato come modello un cane specifico, ma abbiamo riprodotto i movimenti dei lupi usando una tuta con dei sensori che ne ha registrato le mosse e poi riprodotte in fase di animazione. Se penso che ci sono voluti dieci anni per trovare un regista che abbracciasse il progetto mi sembra, ancora oggi, incredibile che abbia avuto io questa possibilità».

L’OSCAR «La statuetta l’ho messa in soggiorno, accanto alla tv, senza alcuna teca né luce particolare. È in un posto talmente normale che gli amici del mio coinquilino ogni volta che lo vengono a trovare, si scattano dei selfie con l’Oscar e poi, tutti contenti, me li mandano. Non l’ho mai considerato qualcosa di sacro, anzi cerco di pensarci il meno possibile per non paralizzare il processo creativo e scacciare la pressione. Continuo a lavorare come ho sempre fatto, ossia seguendo l’istinto».

LA NOTTE MAGICA «La premiazione? Di quella notte ricordo molto poco. Non avevo preparato alcun discorso perché davvero non mi aspettavo di vincere. Quando hanno chiamato il mio nome ero talmente sorpreso che ho messo il pilota automatico, mi sono alzato dal mio posto, sono salito sul palco, ho preso l’Oscar e me ne sono tornato alla poltrona senza rendermi conto di niente. Ho realizzato cos’era appena successo molto, molto dopo. È stata una folgorazione assoluta!».

SUPEREROI «I cinecomic? Sarò pure di parte, ma credo che Iron Man sia uno dei cinecomic Marvel più riusciti. Non so se mi chiederanno mai di dirigere un progetto del genere e non so neppure se accettare o no. A dire il vero mi sembrano tutti molto simili, non li guardo più e hanno smesso di sorprendermi da tempo e per vari motivi. Sono talmente tanti che si cannibalizzano e arrivano a stufare, soprattutto quando perdono di continuità e si contraddicono. Neppure da bambino mi travestivo da eroe dei fumetti. Preferivo i cowboy…»

IL CINEMA ITALIANO «Le maggiori fonti d’ispirazione sono gli spaghetti western. Nutro una venerazione per Sergio Leone, e anche nel tono di Zanna Bianca mi sono fortemente ispirato a lui. L’equilibrio che ho cercato è delicato, perché ha i toni dark e duri di un contesto difficile e selvaggio ma mantiente anche il lato più intimo e familiare. I bambini assorbono molto di più di quanto pensiamo. E, a volte, dobbiamo osare un po’ di più per portarli fuori dalla loro zona protetta per uno sguardo sul mondo».
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