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Alessia Barela: «Il ritorno a Nero a metà, il ricordo di Velocità massima e Kate Winslet»

Dalla TV al cinema, tra Venezia, Testaccio e Rolando Colla: faccia a faccia con l’attrice

Alessia Barela si prepara per l'intervista a Hot Corn.

ROMA – Cristina Regelli in Nero a metà, ma anche Stefania Pavesi ne La porta rossa e Camilla in Io e lei. E poi Giovanna in Velocità massima oppure ancora la sua Francesca persa su quell’isola in 7 giorni. Non solo una, ma molte Alessia Barela, tante quante le interpretazioni in venticinque anni di carriera se, come primo passo, prendiamo Tutti gli uomini sono uguali del 1997. «Sono cambiate tante cose e ovviamente sono cambiata anch’io», riflette lei durante la conversazione con Hot Corn. «Inevitabilmente quando cresci, anche il tuo modo di recitare diventa qualcos’altro, assume i cambiamenti della tua vita». E allora, proprio in occasione della conclusione di Nero a metà, abbiamo chiesto ad Alessia di fare un viaggio tra passato e presente…

Una, nessuna, centomila: Alessia Barela e il suo doppio.

IL PERSONAGGIO – «Quello che mi piace di Cristina Regelli? Il suo entusiasmo di poter cambiare vita. Sempre. Non ha paura, nonostante non sia più una ragazzina. In questo senso c’è abbastanza di mio. Credo non ci sia mai fine ai cambiamenti, anche se in realtà alterno due aspetti: mi piace la routine, ma ho anche cambiato otto case e otto quartieri negli anni. Mi ci sono molto affezionata al personaggio, sia nella prima che nella seconda stagione di Nero a metà e questa volta sono tornata per regolare un po’ di conti in sospeso. Com’è andata? Una bellissima esperienza. Devo dire di aver avuto molta fortuna nel partecipare a due serie di qualità come Nero a metà e La porta rossa».

Alessia Barela in Nero a metà. Foto di Claudio Iannone.

IO & CLAUDIO – «Claudio Amendola come regista? Un uomo molto attento, con una grande cura per i dettagli e per le persone attorno a lui. Mi piace perché sul set non gli sfugge mai niente, tiene sotto controllo qualsiasi cosa succeda. Credo che essere il protagonista principale e dirigere non sia affatto facile, ma lui lo ha fatto in maniera davvero notevole. Claudio mi piace perché sa essere un uomo molto simpatico, ma una volta in scena è serio, rigoroso e preparatissimo. E essendo attore, come regista sa trattare molto bene gli attori…».

Alessia Barela in una scena di Velocità massima. Era il 2002.

IL PASSATO – «Non mi riguardo spesso, ma sono cambiata molto, soprattutto come persona e quindi è chiaro che il vissuto lo porti nel tuo mestiere, nella recitazione. Oggi posso aggiungere esperienza o essere più adatta ai ruoli che affronto. Posso dire però di essere fiera di quasi tutto quello che ho fatto. Uno dei ricordi migliori? Velocità massima di Daniele Vicari (lo trovate in streaming su CHILI qui, nda), l’esperienza più emozionante di sempre. Ero piccola, andammo alla Mostra di Venezia in concorso e mi ricordo che ho perso tutto: occhiali, telefono, giacca. Tutto. Poi devo dire che sono molto legata a La squadra e che essere diretta da Ettore Scola in Gente di Roma è stata un’esperienza da raccontare alle nipoti…».

Alessia Barela nascosta da Bruno Todeschini in Sette giorni di Rolando Colla.

IL REGISTA – «Nella mia carriera ne ho avuti molti di registi. Rapporto? Dipende. Con uno in particolare però c’è stato proprio amore e odio. Un regista molto duro e esigente, che mi ha fatto anche piangere. Eppure sono stati anche i due ruoli in cui rivendendomi mi sono trovata più brava perché erano stati costruiti minuziosamente, anche con prove a teatro. Lui è Rolando Colla, con cui ho girato Giochi d’estate e 7 giorni. Fu cattivissimo e fu anche un’esperienza dolorosa. Lui lo sa. Abbiamo litigato furiosamente sul set perché lui è uno di quei registi che pensa di poter tirar fuori il meglio da un attore se è in difficoltà. Invece no. Dipende dall’attore. Io, che sono un’insicura, ho bisogno di essere coccolata…».

Juliette Binoche in una scena de Gl amanti del Pont-Neuf.

IL CONSIGLIO – «Qualche consiglio per i lettori di Hot Corn? In realtà ne ho una marea. Come primo titolo direi Il paradiso può attendere di Warren Beatty, un classico, mentre se cercate qualcosa di unico, allora Gli amanti del Pont-Neuf di Leos Carax, ma ce ne sono tanti. Ecco, se devo citare un titolo poco noto, mi piace molto Noi donne siamo fatte così, film a episodi di Dino Risi con Monica Vitti, recuperatelo. Un mio mito? Oltre alla Vitti, stimo molto Kate Winslet per le scelte che ha fatto e per la donna che è. Film preferito? The Reader, ma anche Omicidio a Easttownon è una serie pazzesca in cui ha scelto di infischiarsene totalmente dell’aspetto fisico…».

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