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Alberto Rizzi: «Io, Squali, il cinema western, il Veneto e….I Fratelli Karamazov!»

Fëdor Dostoevskij, il realismo, la genesi e il titolo scelto: Il nostro incontro con il regista

Alberto Rizzi e Squali: In anteprima ad Alice Nella Città della Festa del Cinema di Roma
Alberto Rizzi e Squali: In anteprima ad Alice Nella Città della Festa del Cinema di Roma

ROMA – Come potrebbe essere I fratelli Karamazov di Fëdor Dostoevskij ambientato nel cuore del Veneto, nei Monti Lessini, tra le Prealpi italiane? La risposta è Squali, il nuovo film del regista Alberto Rizzi presentato nella sezione Alice nella Città alla Festa del Cinema di Roma e al cinema dal 12 novembre con Magenta Film. Squali reinterpreta il celebre romanzo di Dostoevskij con un approccio molto visionario e autentico. Abbiamo intervistato proprio il regista Alberto Rizzi per parlare delle sue ispirazioni, della sua idea di cinema e delle difficoltà nel traslare un romanzo del genere in un contesto italiano.

Squali di Alberto Rizzi, dal 12 novembre al cinema con Magenta Film
Squali di Alberto Rizzi, dal 12 novembre al cinema con Magenta Film

L’ADATTAMENTO – «La letteratura per me è lì per essere saccheggiata. I Fratelli Karamazov ha un grosso vantaggio: non è un romanzo di trama. La sua trama è riducibile in cinque righe, ma il romanzo è di mille e duecento pagine. In esse c’è tutto l’abisso del genere umano. Indaga però, in maniera minuziosa e nei minimi dettagli, l’animo degli uomini: quello è contemporaneo e non cambia, per questo l’adattamento è stata una sfida tutto sommato facile perché porta potenza all’immagine, alla recitazione e alla scrittura. I personaggi che sento dentro il romanzo sono estremamente attuali e riconoscibili, perché sono appunto dentro quasi ciascuno di noi. Con Squali raccontare una storia sugli abissi e le vette dell’animo umano, ed è una storia che ho ritrovato nel libro di Dostoevskij».

Un momento del film
Un momento del film

LA GENESI, IL TITOLO – «Il film che ho fatto prima di Squali (Si muore solo da vivi, ndr) mi è arrivato e l’ho accolto con grande spirito perché era un film molto più grande di questo, ma il soggetto di Squali l’ho scritto io: volevo fare un film che si potesse permettere delle libertà. Per avere maggiore libertà serve tenere il progetto più basso. Chi è che oggi in Italia produrrebbe un adattamento de I Fratelli Karamazov se non a livelli altri? Libertà e “piccolo” sono due anime della produzione che vivono in me. Io sono il mio film Squali. Magari un tempo cambierà questo sentimento: nello spirito mi sento molto vicino ai Coen; un giorno faccio Non è un paese per vecchi, l’altro Burn After Reading. Riguardo il titolo, l’ho chiamato così perché gli squali sono la ferocia e questo film parla della ferocia. Poi il fatto che sia una storia ambientata in montagna e il titolo sia Squali mi sembrava doppiamente interessante».

Un momento del film
Una scena di Squali

L’ESTETICA – «Sono totalmente disinteressato al realismo. Mi interessa invece la verità di questa ricerca e trovo che ci sia in questo anche in Dostoevskij, in cui i nessi logici spesso saltano: nei suoi romanzi spesso ci sono scene oniriche, fantastiche; ci sono personaggi come il diavolo, per esempio. Per me è un’istanza quella di andare a cercare la verità ovunque risieda, e non sempre è nella realtà. Cercavo questo mondo che fosse particolare nel trasporre l’ambientazione dei Karamazov che di per sé è strana. È un immaginario lontano perché io inseguo un’immagine forte e a volte anche letteraria perché sento che fa parte del mio cinema e penso che aiuti anche gli attori, la sceneggiatura, lo spettatore, ad immergersi in un mondo di una grande potenza visiva e per 2 ore stare altrove».

Alberto Rizzi e Squali ad Alice Nella Città
Alberto Rizzi e Squali ad Alice Nella Città

IL WESTERN, LA FAMIGLIA – «Il western ci racconta della frontiera. È un genere reinventato da noi italiani con Sergio Leone. Anche Squali si può considerare un western, non nel senso che ci sono i cavalli e i cappelli, ma la Frontiera è dentro l’animo umano. Ci sono anche i paesaggi, dove l’ombra e la luce combattono insieme. E non è forse questa anche l’essenza dei Karamazov? Inoltre, il Veneto è spesso definito il Texas di Italia, con le sue grandi praterie che ricordano molto quelle texane. Ringrazio i produttori perché per la prima volta ho avuto la possibilità di partire dagli attori ancora prima di scrivere la sceneggiatura. Mi sono preso il tempo per lavorare singolarmente con ciascuno di loro. Squali vive dei loro volti e delle loro voci. Il mio personaggio preferito, tuttavia, è la famiglia perché penso che questo sia un film sulla famiglia, e l’ho capito solo dopo il montaggio che l’ha resa un altro dei personaggi. Il finale che mostra i fratelli insieme lo fa capire e tutto assume un senso più chiaro».

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