ROMA – Interpretare personaggi iconici come Mufasa e Scar in un prequel che racconta le origini de Il Re Leone è una sfida ricca di emozioni e responsabilità. Aaron Pierre e Kelvin Harrison Jr., rispettivamente voci di Mufasa e Taka, hanno affrontato questa avventura sotto la direzione di Barry Jenkins. Un progetto che esplora la giovinezza dei celebri protagonisti, svelando la complessità dei loro percorsi personali. Durante un incontro su Zoom, i due attori ci hanno raccontato il dietro le quinte del loro lavoro, l’importanza della rappresentazione culturale e il valore di questa nuova prospettiva.

BARRY JENKINS – Aaron: «Il lavoro è stato guidato dalla visione cristallina di Barry, dalla sua profonda comprensione della storia e del viaggio dei personaggi. Per me è stato un percorso fatto di tentativi e di fallimenti: è solo trovando quel momento di verità che riesci a scoprire davvero il personaggio. È lì che ho trovato l’essenza di Mufasa». Kelvin: «Ho osservato Barry il più possibile e, a un certo punto, mi sono affidato al mio istinto. La grandezza di Barry sta nel concederti spazio, nel sapere che siamo capaci e nel valorizzare il nostro talento. Entrambi abbiamo fatto l’audizione per tutti e due i ruoli, e alla fine mi sono detto: se Barry pensa che sono in grado, allora darò il massimo e ce la farò».

IL MESSAGGIO DI UNITÀ – Kelvin: «Credo che il vero cuore culturale de Il Re Leone risieda nel messaggio universale che porta: indipendentemente dalla tribù o dal “branco” a cui apparteniamo, c’è spazio per tutti. Quello che amo del primo film è che Mufasa non ha mai completamente escluso Scar: gli ha dato una possibilità, affidandogli la gestione delle iene. Non si trattava di dire “non ti voglio più” o “sei il mio nemico”, ma piuttosto: “voglio che tu abbia un ruolo, perché sei mio fratello e fai parte della mia famiglia”. Questo, per me, è il vero messaggio de Il Re Leone: apparteniamo tutti a un’unica comunità, dobbiamo trattarci con rispetto e ricordarci che siamo parte di un insieme».

DA ADOLESCENTI A RE – Aaron: «Guardare ora Il Re Leone attraverso questa nuova prospettiva mi ha dato una comprensione più profonda di chi fossero realmente questi personaggi prima della storia del 1994. Nel film incontriamo Mufasa, Taka – che diventerà Scar -, Rafiki e Zazu nella loro adolescenza, quando ancora non hanno trovato il loro cammino. È una narrazione ispiratrice perché ci ricorda che nessuno nasce re. Mufasa stesso non inizia dal punto B: parte da un punto A, da un percorso fatto di vulnerabilità e scoperta, per arrivare a quel punto B. Vedere questa evoluzione è incredibile e ci spinge a essere autentici nel nostro viaggio personale».
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