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‘A pistola lasciala, pigliami i cannoli | Se un libro racconta il mito de Il Padrino

La genesi, la lavorazione, il set: Mark Seal ci porta dietro le quinte del più grande film di tutti i tempi

Il padrino, un libro e quella frase.

ROMA – Non ha certo bisogno di presentazioni Il Padrino di Francis Ford Coppola. Ultima opera del cinema moderno americano che racchiude in sé l’essenza del cambiamento. Immagini come iconografie della transizione tra passato e presente, Hollywood e New Hollywood, dove il respiro registico classico dei grandi kolossal d’autore incontra l’innovazione offerta da una rilettura del mob-movie fresca e inedita, umana e tridimensionale. Un capolavoro, di quelli destinati alle memorie del tempo. Già, il tempo. In occasione del cinquantennale dall’uscita nelle sale italiane il 21 settembre 1972, la Jimenez Edizioni regala ai cinefili di tutto il mondo una di quelle offerte (letterarie) che non potrete rifiutare. Di che stiamo parlando? Ma di ‘A pistola lasciala, pigliami i cannoli (Leave the Gun, Take the Cannoli: The Epic Story of The Godfather) di Mark Seal ovviamente (il libro lo trovate qui).

La copertina del libro nella versione italiana.

Giornalista e scrittore dalla carriera quarantennale, penna eccellente di Vanity Fair dal 2013, autore – tra gli altri – dei romanzi Wildflower e The Man in the Rockefeller Suit, è proprio con ‘A pistola lasciala, pigliami i cannoli, che Seal ha raggiunto il suo apogeo creativo. Del resto è de Il Padrino e della sua mitologica genesi che stiamo parlando: «Raccontare la storia di come ciò poté accadere, insieme alle infinite altre storie connesse alla realizzazione del film, richiedeva una profonda immersione in un pozzo senza fondo», dice Seal tra le righe della sua opera. «Perché Il Padrino ha generato un proprio vasto campo di studi, una valanga di libri, articoli, documentari, interviste, archivi, reunion, commenti e tanto altro».

«'A pistola lasciala, pigliami i cannoli»
«’A pistola lasciala, pigliami i cannoli»

Perché la storia de Il Padrino è anche quella del produttore Robert Evans il cui fiuto per gli affari fece rinascere la Paramount da un fallimento praticamente annunciato, di Mario Puzo che riuscì a riemergere da una fanghiglia vitale di corruzione e debiti di gioco grazie al successo letterario prima e cinematografico poi, di Francis Ford Coppola che si vide costretto ad accettare la regia per risanare la situazione economica della sua American Zoetrope dopo il disastroso THX-1138, e ancora di Joe Valachi e della Famiglia Colombo, del produttore esecutivo Albert S. Ruddy in perenne conflitto con Coppola, di Marlon Brando, Al Pacino, Robert Duvall, Talia Shire e James Caan, nonché delle pressioni di Frank Sinatra. Storie su storie racchiuse da Seal in un ‘A pistola lasciala, pigliami i cannoli dal piglio caustico, vivace, la cui musicalità di lettura è intrisa di dettagli e immagini che trasudano cinema e vita.

La locandina della versione originale statunitense de 'A pistola lasciala, pigliami i cannoli
La locandina della versione originale statunitense

Un’opera preziosa insomma. Una testimonianza che ci conferma ancora una volta – come se ce ne fosse bisogno – quanto i grandi film vivano di grandi storie al loro interno: «La mia speranza con questo libro è di avere aggiunto qualcosa in più nello svelamento della storia della realizzazione di un film che è straordinaria al pari di quella raccontata sullo schermo», rivela Seal, per poi continuare con un prezioso aneddoto: «Il Padrino è un film che ha toccato tanti cuori, a partire dalla sua premiére. Io ero uno dei paganti del pubblico, stordito, uno studente al primo anno di università». Era quel 14 marzo 1972 dove Evans fece di tutto per avere l’amico – e Segretario di Stato Henry Kissinger – seduto al suo fianco, ennesima dimostrazione di quanto sia (ancora) necessario raccontare de Il Padrino, oggi come allora, cinquant’anni dopo.

  • LONGFORM | Il Padrino: analisi di un capolavoro senza tempo
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Qui sotto il trailer per il cinquantennale de Il padrino:

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