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A Ciascuno il Suo | Gian Maria Volonté, Leonardo Sciascia e la riscoperta di Elio Petri

Volonté, Pirro e Petri, insieme per la prima volta, in un capolavoro da riscoprire su Minerva Classic

A Ciascuno il Suo
Gian Maria Volonté e Irene Papas in una scena de A Ciascuno il Suo.

MILANO – Anno di grazia, 1967. Siamo lì quando, con A ciascuno il suo, Elio Petri lavora per la prima volta con Gian Maria Volonté e il suo co-sceneggiatore Ugo Pirro – che riceverà poi due nomination all’Oscar – un terzetto che di lì a poco, negli Anni Settanta, darà vita ad alcune pietre miliari del cinema politico (leggi Indagine su un cittadino e La classe operaia va in paradiso), anche se definirlo politico oggi suona davvero molto riduttivo. Con il senno di poi, non sembra quindi un caso che a unire il terzetto sia stato un collante chiamato Leonardo Sciascia, al tempo già scrittore affermato (Il giorno della civetta è del 1961), uomo dallo spiccato impegno civile e vicino al Partito Comunista, da cui venne anche candidato nel 1975, anche se nel 1980 passerà poi – coerentemente – nelle file dei Radicali di Marco Pannella.

Gian Maria Volonté e Irene Papas in A Ciascuno il Suo
Gian Maria Volonté e Irene Papas in A Ciascuno il Suo

Con A Ciascuno il Suo, Il film – ora disponibile in streaming su Minerva Classic che trovate sia su Prime Video che su The Film Club – Sciascia e Petri ci portano in Sicilia, in un non meglio definito borgo nelle vicinanze Palermo – ma dalle prime immagini aeree scopriamo subito che il film è girato a Cefalù – nella farmacia del belloccio dottor Arturo Manno (Luigi Pistilli), che sta per ricevere la solita, ennesima, minaccia di morte in forma di lettera anonima. Ricordate prima del web? Erano scritte con le parole ritagliate dai giornali. Tutto normale, nessun allarme, perché il dottore ama trascorrere le notti nei letti delle mogli altrui, e siamo in un Italia in cui il delitto d’onore è ancora regolato dal codice penale (sarà abolito nel 1981), per di più in un centro abitato in cui l’appellativo “cornuto” è considerato offesa suprema. Ma questa volta c’è poco da scherzare, perché Manno viene ucciso insieme al suo amico Roscio (Franco Tranchina), durante una battura di caccia.

Il poster dell’epoca

Qui entra in gioco Paolo Laurana (Gian Maria Volonté), il vero protagonista della vicenda. Un professore che fa il pendolare e vive con la madre, un uomo fuori dalle dinamiche di paese, quelle per cui tutti sanno tutto di tutti, ma uomo onesto e intelligente. Per Giulio Giorello (filosofo e matematico che vorremmo qui ricordare), Topolino incarnava l’atteggiamento interrogatorio e sospettoso dello scienziato contemporaneo, e così Paolo, con il suo investigare, rappresenta il prototipo dell’eroe novecentesco: non è un poliziotto, ma indaga da amante viscerale della verità e della giustizia. Approfondisce i fatti perché non è persuaso della verità ufficiale (ci sono tre innocenti in carcere), e il suo metodo è quello di un dottorando ricercatore, come fosse uno storico che prova a portare alla luce fatti e dinamiche, solo che lo fa in una realtà a lui presente.

L’occhio di Elio Petri

Nel disvelarsi del giallo, il Petri regista si alterna allo Sciascia giornalista-narratore della sua terra, la Sicilia. E allora iniziamo a intravedere il vero interesse dei due autori, che non è il thriller in sé, ma il retroterra culturale, politico e sociale che ha generato il reato e che, soprattutto, lo sta nascondendo. Il mistero che ci tiene incollati allo schermo è poco più di un pretesto per raccontare un mondo di omertà, un microcosmo che risolve le faccende da sé e si relaziona al potere dello Stato solo per mezzo di notabili e faccendieri, come a fine Ottocento. La Sicilia post-feudale di A ciascuno il suo è però colta e istruita in cui avvocati, arcipreti e professori mangiano granite nei bar della piazza, il luogo in cui le voci corrono e diventano di dominio pubblico, ma anche dove i più disgustosi crimini vengono coperti dall’indifferenza a spese di contadini analfabeti che non possono difendersi, e sotto l’ombrello protettivo di una Chiesa che pare poco interessata alle anime dei fedeli, più incline a seguire le indicazioni politiche del Vaticano e del suo giornale (centrale il ruolo de L’osservatore Romano), cercando di non creare troppi fastidi ai legati più affezionati, anzi, arrivando ad assecondare e coprire le loro peggiori pratiche.

A ciascuno il suo
Una scena del film

L’obiettivo polemico non è la mafia in sé, almeno non per come la intendiamo noi oggi, anche perché negli Anni ’60 l’organizzazione era meno centralizzata e più territoriale (che non significa meno dannosa, ovviamente). Ma la denuncia della ‘cultura mafiosa’ è già chiara e netta, e forse ancor più importante proprio perché arriva in un periodo in cui le vittime di questo sistema sembrano ancora relativamente poche (“solo” un episodio certificato all’anno per un decennio) e perché un prelato, dopo la strage di Ciaculli del 1963, poteva dire senza grossi problemi che la mafia “è solo un’invenzione dei comunisti per danneggiare la DC”. E invece Petri prende una storia del “comunista” Sciascia (ispirata al vero assassinio del poliziotto Cataldo Tandoy) e la trasforma in cinema, realizzando un prodotto che è l’anello di congiunzione tra il neorealismo del Dopoguerra  – in fase conclusiva dopo l’annus mirabilis del 1960 – e il cinema politico Anni ’70.

Una delle sequenze più sconvolgenti
Una delle sequenze più sconvolgenti

A Ciascuno il Suo da un lato vuole mostrare la particolarità della questione meridionale, dall’altro cerca di denunciare la degenerazione di una cultura oscurantista e oppressiva, incompatibile con lo stato di diritto e politicamente schierata. La via è tracciata e abbiamo il nostro eroe, ma nel finale capiamo quanto sia difficile, proprio a causa del profondo radicamento di questa realtà dimostrato dalla sfacciataggine di certe scelte (la festa di matrimonio). Essere puri, ingenui e intelligenti non basta: Giorello, Tandoy e il professor Laurana sono disarmati se vengono lasciati soli (e in quel “cretino” pronunciato alla fine nei confronti di Paolo è racchiuso tutto il senso del film), mentre la Chiesa, i legami di sangue e un certo tipo di forma mentis hanno secoli di tradizione e organizzazione. Ci vuole un strategia più complessa: Sciascia sceglierà l’attività politica e il Parlamento, Petri continuerà ad occuparsi di politica da dietro la macchina da presa…

  • RE-VISIONI | Altri film da riscoprire? Nelle nostre Revisioni
  • VIDEO | Qui il trailer di A Ciascuno Il Suo

 

 

 

 

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