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Woody Harrelson, la graphic novel e altri (buoni) motivi per vedere Wilson

Le musiche di Jon Brion, Laura Dern e l’opera di Daniel Clowes per una dramedy da (ri)scoprire

Wilson, che diventerà Woody Harrelson, nel tratto di Daniel Clowes.

MILANO – «Ricordate quando eravate bambini? La vita era tutta lì, davanti a noi, in attesa di realizzarsi. Poi gli anni passano e ti accorgi che erano tutte favole». Un incipit che mette subito le cose in chiaro sul protagonista, Wilson (Woody Harrelson), solitario cittadino del Minnesota senza filtri e dallo sguardo disincantato. Ma la prospettiva può cambiare in un secondo. Come? Con la perdita di un genitore che ti spinge ad andare alla ricerca dell’unica persona che condivide i tuoi ricordi. Quell’ex moglie con problemi di droga che ti ha lasciato quasi vent’anni prima perché decisa – o forse no – a porre fine ad una gravidanza. Una commedia, Wilson, dalle sfumature bizzarre e amare diretta da Craig Johnson che trovate su CHILI. Ecco 5 motivi per (ri)scoprirlo.

LA GRAPHIC NOVEL Il film è l’adattamento dell’omonima graphic novel del 2010 firmata da Daniel Clowes incentrata su un uomo di mezz’età incapace di interagire con il prossimo. Il fumettista e illustratore statunitense ha anche collaborato al film in veste di sceneggiatore come era già avvenuto per la trasposizione di altre sue due opere. Si tratta di Ghost World, black comedy del 2001 con protagoniste Thora Birche e Scarlett Johansson, e Art School Confidential del 2006, entrambi diretti da Terry Zwigoff . Il suo Wilson è ispirato alla figura paterna e dalla lettura della biografia di Charles Schulz, il celebre creatore delle strisce di Peanuts.

La copertina di Wilson, la graphic novel di Daniel Clowes

WOODY HARRELSON Eccessivo, folle, malinconico, euforico, logorroico. A guardarlo sullo schermo non poteva esserci scelta migliore dell’attore texano per dar vita a Wilson. Misantropo dal cuore di burro che odia ogni forma di tecnologia e adora Pepper, il suo fox terrier. Incapace di comunicare ma ostinato ad attaccare prepotentemente bottone con chiunque incroci il suo cammino, Wilson è incarnato alla perfezione da Harrelson capace di regolare e cavalcare le montagne russe emotive del suo personaggio. È lui la colonna portante dell’intero film, magnetico e irresistibile nelle sue sfumature comiche e amare.

Woody Harrelson ripassa il copione insieme a Daniel Clowes e Craig Johnson. Foto di Wilson Webb

IL REGISTA Nato nello stato di Washington, Craig Johnson ha trovato in New York prima e Los Angels poi, le sue fortunate città d’adozione. Nel 2009 Manhattan ha tenuto a battesimo True Adolescents, debutto alla regia – e progetto di tesi – con protagonista Mark Duplass mentre nel 2014 Hollywood ha incensato il suo secondo film, Uniti per sempre, dramedy con protagonisti Bill Hader e Kristen Wiig che l’ha fatto schizzare in cima alla lista dei giovani registi più promettenti. Un consenso unanime che gli ha permesso di sedere dietro la macchina da presa di uno degli episodi di Looking, serie HBO plasmata dal tocco inconfondibile di Andrew Haigh, e sostituire Alexander Payne – rimasto in veste di produttore – alla regia di Wilson.

Craig Johnson, Kristen Wiig e Bill Hader alla prima newyorchese di Uniti per sempre

LE DONNE DI WILSON Se il Wilson di Woody Harrelson è il cuore pulsante del film, le sue co-protagoniste femminili non sono da meno. Pippi, fragile ed egoista ex moglie sulla via della riabilitazione interpretata da Laura Dern, Shelly, vicina premurosa ed equilibrata che ha il volto di Judy Greer e Isabella Amara nei panni della giovane Claire. Su tutte svetta l’emotività immatura del personaggio della Dern, adolescente intrappolata in un corpo di donna, incapace di gestire la maternità e perfetta spalla tragicomica di Wilson.

Laura Dern e Woody Harrelson in una scena di Wilson

LA COLONNA SONORA Composizioni fiabesche, briose e giocose accompagnano i goffi tentativi di Wilson di trovare la sua personale felicità. Atmosfere jazz, elettroniche e classiche create per il film da Jon Brion. Il compositore e polistrumentista statunitense, già firma delle score di Magnolia e Eternal Sunshine of the Spotless Mind, recentemente applaudito per le musiche di Lady Bird di Greta Gerwig. Ma nella colonna sonora del film di Johnson spicca anche la celebre versione del 1966 di That’s Life intonata dal re dei crooner, Frank Sinatra che con i suoi versi – «Each time I find myself flat on my face, I pick myself up and get back in the race» – racchiude la filosofia del protagonista.

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