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1992: La Rivolta di Los Angeles | Rodney King, BLM e l’attualità di un documentario

Gli scontri di ieri, ma le ombre sono le stesse dell’America di oggi. Disponibile su Disney+

Black Lives Matter

MILANO – Ci sono giorni che l’America non può dimenticare perché colpita al cuore da attacchi esterni, vedi l’11 settembre. E poi ci sono altri giorni – come quelli dopo l’omicidio di George Floyd del 25 giugno 2020 da parte della polizia di Minneapolis e il movimento Black Lives Matter – dove si ritrova invece ad essere vittima di se stessa. Qui si racconta di altri giorni, sei, quelli di Los Angeles all’inizio degli anni Novanta che Daniel Lindsay racconta in 1992: La Rivolta di Los Angeles – noto anche come LA 92 – un documentario – lo trovate su Disney+ e Apple TV+ – in cui rievoca i fatti collegati ai Los Angeles Riots, la rivolta scoppiata nel 1992 a seguito del verdetto di assoluzione per l’accusa di aggressione a un tassista afroamericano, Rodney King, da parte di alcuni agenti della polizia di Los Angeles.

Un'immagine di 1992: La Rivolta di Los Angeles
Un’immagine di 1992: La Rivolta di Los Angeles

Venticinque anni dopo, il regista – premio Oscar per Undefeated – si chiude in studio e rilegge in maniera magistrale le testimonianze della sommossa più cruenta avvenuta in California, una ferita tra comunità mai più riemarginata (infatti si vede). Siamo agli inizi degli anni Novanta, eppure tutto in quei giorni viene filmato da chi giornalista non lo è o da chi lo diventa per caso, esattamente come ora. La testimonianza della realtà acquista così in 1992: La Rivolta di Los Angeles un sapore moderno, in un’epoca dove ognuno, armato di cellulare, si ritrova ad essere cronista, molto prima dei social e delle dirette a tutti i costi.

Un altro momento di 1992: La Rivolta di Los Angeles
Un altro momento del documentario

Dall’altra parte abbiamo invece gli elicotteri, canali tv e giornalisti, che rimandano lunghe riprese dall’alto, mostrando come i tumulti di quei giorni fossero fitti e violentissimi. Sono le immagini a parlare, lasciando lo spettatore in balia della tensione accompagnata dalla musica, prepotente e, al contempo, carica di angoscia. È affascinante, infatti, come in quasi tutto 1992: La Rivolta di Los Angeles si intervallino tormentati violini a tratti di puro rumore proveniente della realtà raccontata. Lindsay incalza e disegna un parallelo con i disordini di Watts – avvenuti a Los Angeles nell’estate del 1965 – dimostrando che le cause razziali delle rivolte rimangono simili, non concedendo un secondo di pace  alle coscienze degli spettatori.

L’intento narrativo del documentario? Porre l’accento su un momento cruciale della storia americana, rimanendo a fissare la profondità del problema razziale negli Stati Uniti. Così, in un lampo temporale, le immagini di 1992: La Rivolta di Los Angeles diventano improvvisamente moderne, digitali, urgenti e simili – troppo simili – alle centinaia di video virali che hanno inondato media tradizionali e web dopo i fatti di Ferguson e Baltimora del 2015, dopo Minneapolis, dopo George Floyd, Black Lives Matter e quello che stiamo vivendo ora. E la sensazione è che molti capitoli ancora verranno scritti.

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