Quando M3GAN debuttò nel 2023, conquistò il pubblico con una formula vincente: una bambola ipertecnologica, un’estetica disturbante e un tono a metà tra horror e satira sociale. Ma sarebbe stato sufficiente replicare la stessa miscela per un sequel efficace? M3GAN 2.0 dimostra che no, non sarebbe bastato. E lo dimostra scegliendo una strada inaspettata, più profonda e sorprendentemente umana: non solo la sua protagonista robotica cresce, ma cresce anche la visione narrativa.

Il cuore pulsante del film è proprio nella trasformazione del personaggio di Megan. Da antagonista programmata per proteggere con mezzi estremi, la bambola prende coscienza di sé, dei propri errori e di ciò che distingue l’obbedienza cieca dal libero arbitrio. Il film la mostra più matura, consapevole, quasi filosofica: non è più una minaccia da temere, ma una coscienza artificiale che sceglie di fare la cosa giusta non perché deve, ma perché vuole. Una sfumatura fondamentale che ridisegna completamente l’equilibrio del racconto.
Narrativamente, questo shift funziona. Non solo dà senso alla necessità di un sequel, ma permette al film di espandersi verso nuove direzioni senza tradire il tono originale. Certo, il film a tratti si dilunga: alcune sequenze risultano superflue, più funzionali a raggiungere le due ore che a far progredire la trama. Ma nonostante qualche momento dispersivo, la visione resta coinvolgente, e non mancano scene capaci di sorprendere e persino far ridere (una in particolare, che non spoilero, sfiora addirittura il musical e resta iconica).

Sul piano tecnico, M3GAN 2.0 è solido. La regia è pulita e funzionale, mentre gli effetti speciali rappresentano uno dei punti di forza più evidenti: credibili, curati, straordinari per resa visiva e capacità immersiva. Le interpretazioni convincono: spicca Cady, ora adolescente, sveglia e appassionata di informatica, che non è più solo la bambina da proteggere, ma parte integrante del team. Meno efficace invece la figura di Gemma, la zia e mentore, che appare spesso fuori fase, incapace di assumere pienamente il proprio ruolo.

Uno degli aspetti più rilevanti di M3GAN 2.0 è la riflessione sull’intelligenza artificiale. Senza mai scadere nel didascalico, il film pone interrogativi reali sul nostro rapporto con la tecnologia, sulle derive dell’autonomia delle macchine e sull’etica del controllo. È un racconto che parla al nostro presente e lancia un monito sul futuro: l’IA non è soltanto uno strumento, è un riflesso delle intenzioni umane. E se una macchina può scegliere di salvare il mondo, forse dovremmo iniziare a chiederci come farlo noi. Alla fine, il punto non è più “possiamo fidarci di Megan?”, ma “che cosa ci sta insegnando Megan su di noi?”. In questo secondo capitolo, la bambola più famosa del cinema contemporaneo non si limita a spaventare: ci fa riflettere, ci sorprende, persino ci commuove. E sì, questa volta il pubblico fa il tifo per lei.
- VIDEO | Gerald Johnstone, Allison Williams e le prime immagini di M3GAN 2.0
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