ROMA – Tratto dall’omonimo romanzo di Antonella Lattanzi (edito da Mondadori), Una storia nera racconta la vicenda di Vito e Carla, separati da qualche anno. Si sono amati, prima che gelosia e violenza distruggessero tutto. Ora Vito ha una nuova vita e Carla ha un nuovo partner. Unico legame? I tre figli: Nicola, Rosa e Mara. Ma su Carla incombe ancora la sensazione di avere evitato una tragedia. Quando Mara chiede di avere il padre accanto a sé il giorno del compleanno, Carla, per farla felice, lo invita a cena. Nonostante la paura, la festa procede tranquilla, ma dopo quella sera di Vito non si hanno più notizie.

Il nuovo film di Leonardo D’Agostini con protagonisti Laetitia Casta, Andrea Carpenzano, Cristiana Dell’Anna, Lea Gavino, Giordano De Plano e Licia Maglietta, arriverà nei cinema italiani con 01 Distribution a partire dal 16 maggio. Il romanzo della Lattanzi – qui nelle vesti co-sceneggiatrice assieme allo stesso D’Agostini e Ludovica Rampoldi – si contraddistingue di un meccanismo narrativo miracoloso popolato di creature dipinte di caratterizzazioni splendidamente ambigue. Vito, Carla, Nicola, Rosa, Mara, tutti lanciati, in funambolico equilibrio, in un percorso nella sottile linea di confine tra bene e male, amore e violenza, colpa e giustizia opportunamente riprodotta nell’adattamento di Una storia nera tanto da costituirne l’anima filmica.

Su di essa, D’Agostini edifica un racconto definito come: «Il racconto di una donna, Carla, che si ribella, che non soccombe alla violenza e al destino, ma che ha il coraggio di scegliere» che nel testimoniare l’inadeguatezza delle Forze dell’Ordine e la cecità della Giustizia dinanzi all’emergenza nazionale dei femminicidi, non diventa mai un film sul tema vero e proprio. Grazie, infatti, a quella che potremmo definire come una scrittura multitonale, Una storia nera vive nelle sfumature di più generi: «C’è un impianto noir, un processo, il racconto familiare di una madre e dei suoi figli che tentano di restare uniti nonostante tutto e, infine, c’è una grande storia d’amore: profondamente passionale, complessa e autodistruttiva».

Una struttura che magari può apparire un po’ traballante nella sua crescita narrativa disarmonica, ma comunque intelligente ed efficace nel modo in cui questa va ad adagiarsi sull’impianto visivo. In funzione del suo sapore scenico, infatti, D’Agostini sceglie di muoversi tra le emozioni e gli stati d’animo dei suoi complessi protagonisti. Come i Nicola e Rosa dei giovani (e bravissimi) Carpenzano e Gavino, costretti a percorrere un terreno impervio di fragilità, disperazione e voglia di normalità. Ma soprattutto l’enigmatica e sorprendente Carla portata in scena da una grande e misurata Casta che vive dell’aura scintillante di quei mitologici personaggi femminili che del cinema noir hanno fatto e continuano a fare la storia.

E nel suo piccolo, in fondo, riesce a farla anche Una storia nera. Nei chiaroscuri caratteriali e tematici, nel raccontare di speranza e violenta salvezza in un contesto scenico che ne offre ben poca, ma anche nel come riesce a tenere incollato lo spettatore allo schermo sino all’ultimo secondo dell’ultimo minuto dell’ultimo frame. Una sorta di Anatomia di una Caduta all’italiana e nel senso migliore possibile. Un film da vedere, da analizzare, e da capire bene.
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