MILANO – Ventotto anni fa Paolo Virzì raccontava gli italiani, quelli in vacanza che volevano leggersi un libro sugli scogli e che cenavano a lume di candela e quelli che festeggiavano una nuova stagione per loro trionfale. La cornice di questi ritratto era l’isola di Ventotene dove le famiglie Molino e Mazzalupi decisero di passare un caldo agosto italiano in cui le loro storie e vicende si sarebbe intrecciati, riflettendo lo spirito di un Paese intero nella pellicola Ferie d’agosto. Ventotto anni dopo Virzì torna a raccontare quegli italiani (ma non ha mai smesso di adornare questo specchio critico sul nostro paese con gli altri suoi film) in Un altro Ferragosto: i Molino e i Mazzalupi si ritrovano a Ventotene per motivi diversi.

Sandro Molino (Silvio Orlando) sta morendo e il figlio Alberto (Andrea Carpenzano) riunisce gli amici del padre per un’ultima estate insieme sull’isola. Nel frattempo, Sabrina Mazzalupi (Anna Ferraioli Ravel) è diventata una star del web e si prepara a sposarsi con l’ambiguo Cesare (Vinicio Marchioni), portando con sé non solo la sua famiglia, ma anche una schiera di giornalisti e fan. In Un altro Ferragosto torna l’Italia del karaoke e di Colpo grosso contro l’Italia dell’Unità e dell’impegno, che avevano ispirato nel 1996 Virzì e Francesco Bruni. Gli infelici – così chiamava la Sabry la sua famiglia – sono rimasti tali e, come per Ferie d’agosto, gli schieramenti politici contano poco (i Mazzalupi nel primo film non sapevano di essere di destra) perché il film racconta le facce di una stessa medaglia schifosa e miserabile come invece dice una new entry bravissima di questo sequel, Emanuela Fanelli, in un monologo destinato a rimanere come quello di Ennio Fantastichini nel primo film.

Virzì continua un discorso lungo una carriera, cupo e spaventoso come già ribadito con Siccità. L’ironia che avvolge l’Italia e le vicende dei Molino e dei Mazzalupi è amara. È divertente, ma il pubblico ride di sé stesso perché quelle famiglie siamo noi. Qualcuno potrebbe lamentarsi che Ferie d’agosto e Un altro Ferragosto sono lo stesso film e che queste storie non riescono ad andare avanti, immobili nel nostro cinema, ma invece è l’Italia che immobile da quasi trent’anni. E Virzì cosa fa? Cambia i destini delle famiglie protagoniste. Sbiadisce le gerarchie di chi invece aveva una forte connotazione politica anche ventotto anni prima, cioè i Molino con un “capotribù” che tanto “capo” non è più (e Silvio Orlando regala un’interpretazione commovente) e getta in terreni nuovi i Mazzalupi.

Le famiglie diventano protagoniste di un discorso in cui il pessimismo non esclude l’ottimismo, valori ambivalenti che racchiudono perfettamente lo spirito dell’Italia ma sono attualissimi e guardano lontano anche al resto del mondo: «Come va in America, si sparano ancora?» domanda ad un certo punto Sandro al figlio Alberto, “traditore” con le altre new entry di questi “equilibri” che le famiglie credevano di avere ed hanno fermamente continuato a credere per tutto questo tempo. Il sentimento di fondo passa dalla rabbia, al divertimento fino allo sconforto con i volti (vecchi) di Laura Morante, Sabrina Ferilli, Gigio Alberti, Paola Tiziana Cruciani, ricongiungendosi ad altri visi familiari e nuovi come quelli di Christian De Sica ed Emanuela Fanelli. Un grande cast che rende omaggio anche agli scomparsi Piero Natoli e Ennio Fantastichini, con le loro presenze che tornano più volte in una storia che alla fine riesce a infondere una tenera speranza per il mondo che verrà.
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- HOT CORN TV | Virzì, Ferraioli Ravel e Marchioni raccontano il film
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