MILANO – Love, Death & Robots è tornata e questa volta ha centrato in pieno il bersaglio. La serie prodotta da David Fincher è giunta al suo terzo volume, dopo una prima stagione che aveva lasciato tutti a bocca aperta e una seconda che, invece, aveva un po’ deluso. Forse per il poco tempo con cui era stata creata o per la sospensione nella lavorazione dovuta alla pandemia, il risultato era una serie di storie fondamentalmente già viste che non aggiungevano nulla all’originalità che aveva spinto molti a considerarla anche meglio – e più visionaria – di Black Mirror.

Niente a che vedere con l’altissima qualità e gli effetti visivi mozzafiato di questa terza stagione: nove episodi, o meglio nove cortometraggi, tra i sette e i venti minuti che non solo spaziano egregiamente tra horror, sci-fi e azione, ma operano anche una lettura della società tagliente e sarcastica come non se ne vedeva dalla prima stagione del famoso specchio nero. Per questo grande ritorno, Fincher esce anche dalla sala di produzione e dirige un episodio, Un brutto viaggio, cimentandosi per la prima volta nell’animazione.

Le storie che vanno a comporre Love, Death & Robots Vol. 3 sono molto più svariate e affascinanti. Ritornano i tre robot della prima stagione, ancora impegnati nell’esplorazione del nostro mondo post-apocalittico. Ma anche missioni spaziali che non finiscono tanto bene e soldati alla scoperta di mostri inquietanti e pericolosi, la fine dell’umanità dal punto di vista di un uccello, un fienile infestato da una colonia di ratti militarizzati e una tanto folle quanto macabra e affascinante danza tra un soldato sordo e una sirena mitologica. Non c’è limite a ciò che i creatori possono congiurare nei loro episodi, tutti realizzati con uno stile di animazione diverso.

Uno dei punti di forza più grandi della serie è proprio questo: la libertà creativa. È come se ogni episodio fosse una tela vuota e completamente bianca, che ognuno degli artisti scelti può riempire senza restrizioni di alcun tipo. Un’ondata rinfrescante, soprattutto quando molti titoli tendono ora conservare i propri marchi che li hanno resi un successo tra il pubblico e l’intrattenimento di massa che vuole ad ogni costo essere adatto a tutti non è più così vitale come vorremmo pensare. Love, Death & Robots Vol. 3 non è per tutti, non in ogni sua parte. Chi lo guarda è lì perché lo vuole guardare, e la serie si aggiudica così un pubblico fedele .

Alla sua satira non sfuggono le principali questioni oggetti di polemica dei giorni nostri, su tutto la follia dei miliardari della tecnologia e l’arroganza di una razza umana convinta di essere padrona dell’universo. E, soprattutto, invincibile. Cosa che, se c’è qualcosa che Love, Death & Robots è in grado di provare, non siamo per niente. Ma al di là di tutte le letture che si possono dare, la serie rimane un ottimo pezzo di cinematografia di cui si può, e si deve, godere. L’unicità di ogni singolo episodio è un’esperienza visiva da non sottovalutare. Chissà se la nuova stagione di Black Mirror riuscirà a stupire più di questa?
- Love, Death & Robots: il manifesto dell’animazione contemporanea
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Qui il trailer di Love, Death & Robots Vol. 3:
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