ROMA – L’animazione impeccabile, le canzoni di Lin-Manuel Miranda (Stash dei The Kolors, per la versione italiana) e una storia commovente, divertente ed emozionate: Vivo, diretto da Kirk DeMicco e da Brandon Jeffords, è il film d’animazione perfetto per i grandi e per i piccoli, che con semplicità spiega essenzialmente quanto le differenze siano una forza bensì che una debolezza. Se l’aspetto estetico è sfavillante (c’è persino un direttore della fotografia come Roger Deakins che ha fatto da consulente visivo), è la storia la colonna portante del film targato Netflix (dal 6 agosto), che fa di un grande, piccolo protagonista il motore principale di un’avventura incredibile.

Siamo tra le colorate e pullulanti strade dell’Avana quando facciamo la conoscenza di Vivo, un tenero cercoletto (animale simile ad una scimmietta che abita nelle foreste tropicali), che trascorre le giornate a suonare insieme al suo proprietario/amico Andrés. Ma si sa, le cose cambiano in fretta, e vengono sconvolti quando Andrés riceve una lettera dalla sua ex collaboratrice musicale, l’ormai famosa Marta Sandoval, che lo invita al suo concerto d’addio a Miami. La notte prima di partire, Andrés, segretamente innamorato di Marta, muore (preparate i fazzoletti…). Tocca quindi all’intrepido Vivo consegnare il messaggio di addio del suo amico, ovvero una canzone d’amore dedicata alla donna a cui Andrés non si è mai dichiarato. Per il viaggio, Vivo chiede l’aiuto di Gabi, la figlia della nipote di Andrés, che lo porta di nascosto negli Stati Uniti.

E, come in molti film d’animazione che seguono il viaggio (catartico) del suo protagonista, anche Vivo a metà percorso cambia linguaggio diventando frenetico, spassoso e imprevedibile. La strada per Miami è lunga, i momenti musical sono molti e, piano piano, cresce un caos vivace in cui si alternano pitoni giganti e girl scout, regalando momenti di comicità e azione splastick. Ma la vera sorpresa della pellicola arriva proprio dalla toccante trama e, naturalmente, dalle fantastiche canzoni di Miranda che spaziano dai ritmi latini all’hip-hop, dal pop alle ballate in stile Broadway. E poi certo, è il tenero Vivo (un nome che si presta a più riflessioni) che cattura il pubblico più giovane (e non solo): un protagonista inusuale ma di sicuro appeal, che ci spinge a credere di più in noi stessi e, forse, a credere di più nel mondo.
Qui la nostra intervista al regista Kirk DeMicco:
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