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Tra illusione e realtà | Simple Women, Jasmine Trinca e una lettera d’amore per il cinema

Mai incontrare i propri miti, la delusione si annida dietro l’angolo. O, come in questo caso, in un film

chiara malta
Jasmine Trinca sul set di Simple Women

MILANO – Nel 1992 fece la sua comparsa sul grande schermo Uomini semplici (Simple Men), diretto da Hal Hartley con Robert John Burke e Bill Sage, incentrato sulle vicende di due fratelli alla ricerca del padre. Nel cast, anche una giovane attrice all’inizio della sua carriera che interpretava un personaggio con il suo stesso nome: Elina Löwensohn. Affascinante, di grande talento, agli occhi di tutti era la nuova attrice americana pronta a fare strada nel mondo del cinema. E così probabilmente credeva anche la giovane regista Chiara Malta. Poi si venne a sapere che Elina era in realtà romena.

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Una scena di Simple Women

La storia di un semplice incontro, apparentemente privo di qualche rilevanza, è invece ciò che ha dato il via a Simple Women, il film di debutto alla regia della Malta, con Jasmine Trinca ed Elina Löwensohn ad interpretare sé stessa. Presentato al TIFF 2019 e ora disponibile su CHILI, in un misto di realtà e surreale, vede Roma essere lo sfondo di uno di quegli incontri fortuiti che cambiano la vita. Se in meglio o in peggio, solo il tempo potrà dirlo. Jasmine Trinca interpreta Federica, una giovane regista che soffre di epilessia. Elina Löwensohn è il suo mito adolescenziale: l’aveva vista in Simple Men, proprio nella scena dell’attacco di epilessia, da quel giorno rimasta impressa nella mente.

Jasmine Trinca è Federica in Simple Women

Un giorno, nelle strade della Capitale, incrocia per caso proprio Elina. Quante sono le possibilità di incontrare i propri miti così, in un normale giorno di pioggia immersi nel caos della città? Eppure per Federica è la svolta che aspettava, e propone all’attrice di girare un film sulla sua vita. Simple Women è prima di tutto una dichiarazione d’amore per la settima arte. È un film che parla di cinema, fatto da chi e per chi ama il cinema. C’è chi sta davanti la telecamera, e chi sta invece dietro. C’è il set con le sue dinamiche, c’è una storia da seguire – che però non riesce a prendere forma.

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Elina Löwensohn in Simple Women

Ci sono i ricordi dei vecchi film, le citazioni al passato, vediamo addirittura il Nuovo Sacher, il cinema di Trastevere che venne acquistato da Nanni Moretti con la sua casa di produzione. E nel mezzo del compendio su tutto ciò che gira attorno al cinema, ci sono Federica ed Elina. Due donne diverse tra loro, ognuna immersa nella cultura underground a modo suo, e che semplici non lo sono affatto. Anzi, quella che era nata come una profonda intesa e ammirazione si trasforma a poco a poco in una tremenda delusione. I miti, gli idoli, forse a volte è meglio ammirarli da lontano, perché se ci si avvicina troppo, si rischia di rimanere insoddisfatti.

La Lowensohn in un’altra scena del film.

Basta la scena di un film a connettere due persone che arrivano da mondi così diversi? Parrebbe di sì, anche se l’epilessia è la malattia che disconnette dal mondo, e chi ne è affetto lo sa bene. Così la realtà di Federica si mischia gradualmente con le sue illusioni, o quelle che erano le sue aspettative. E su tutto aleggia la domanda: qual è la verità? Nel cinema, come nella realtà, è difficile trovare una risposta, e gli ultimi dieci minuti del film lo dimostrano, rimettendo in gioco tutto quello che credevamo di aver capito. Ed ecco allora che Simple Women sonda quell’illusione dei tempi moderni che tanto amiamo, e che per comodità chiamiamo cinema.

  • Volete vedere Simple Women? Lo trovate su CHILI
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