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Tra la Magliana e il futuro | Le molte storie parallele dentro Non Ci Resta Che il Crimine

Da Massimo Troisi a Paolo Rossi, tra Romanzo Criminale e Marty McFly: quanti intrecci in quella storia

Tra la Magliana e il Mundial? Sì. Non Ci Resta Che Il Crimine.

ROMA – Sì, ma allora cos’è esattamente? Una vicenda ai confini della realtà? Un poliziottesco post-datato? O invece è piuttosto una farsa temporale con protagonisti tre cialtroni? Non Ci Resta che il Crimine di Massimiliano Bruno – di cui ancora aspettiamo il sequel, Ritorno al Crimine, segnato dalla pandemia – tra fantasy e romanzi criminali, mescola molti generi che però gestiscono bene la banda formata da Marco Giallini, Alessandro Gassmann e Gianmarco Tognazzi, romani senza fortuna che cercano la svolta con un improbabile tour nelle location legate alla Banda della Magliana. «Quel titolo vi ricorda qualcosa?», spiegò ai tempi dell’uscita in sala lo stesso Bruno, «Ovviamente sì, ricorda Non Ci Resta Che Piangere, cult assoluto della commedia italiana con Troisi e Benigni, ma lo ammetto, richiama anche il viaggio nel tempo…».

Non ci resta che il crimine
Notare i ghiaccioli: Gianmarco Tognazzi, Marco Giallini e Alessandro Gassmann.

E sì, perché i protagonisti sono finti, ma la storia reale, e quindi eccoci piombati nella Roma del 1982, tra un gol del compianto Paolo Rossi al Mundial e i loschi affari del vero (purtroppo vero) Enrico ”Renatino” De Pedis, nel film interpretato da Edoardo Leo, tra un’esultanza e un colpo criminoso. Diventa quindi quasi un quiz così l’accostamento continuo tra cinema e realtà, ma non solo, perché anche le rispettive filmografie degli interpreti a un certo punto fanno corto circuito, visto che arrivano tutti in qualche modo da Romanzo Criminale (Giallini e Leo erano tra i protagonisti della serie tv, Tognazzi del film). «Allora posso dire che Non Ci Resta Che Il Crimine è una sorta di Ritorno al Futuro che incontra Romanzo Criminale?. E poi si cita l’estetica dei poliziotteschi di un tempo: gli zoom, gli inseguimenti, la fotografia», precisò ancora Bruno per far capire l’origine di quello che – rivisto ora – è un mash-up colossale di cultura pop italiana (e non).

non ci resta che il crimine
1982: Edoardo Leo versione Banda della Magliana e versione Mundial.

E allora se indietro si deve andare, quegli anni sono soprattutto quelli dei Mondiali, il terzo vinto dall’Italia grazie alle reti di Paolo Rossi, appena scomparso, quei gol mescolati alla cronaca (nera) del periodo, tra nostalgia e ghiaccioli. «E se fate attenzione c’è anche un richiamo a Monicelli e a un capolavoro come I Soliti Ignoti», ha rivelato Bruno, tracciando un’altra citazione. «Rimanendo in tema calcistico posso dire di aver avuto la fortuna di aver avuto la nazionale italiana degli attori con me. Il clima è quello del film corale, che richiama i maestri. Gli anni mitici? Credo che per tutti rimangano quasi forzatamente quelli che vanno dai dodici ai vent’anni. Anche per questo motivo, costruendo il film, ci siamo confrontati sulla cultura pop, montando una musica che, all’epoca, era ritenuta nuova…». E insomma, tra passato (molto), presente (poco) e futuro (chissà), adesso aspettiamo molto (curiosi) Ritorno Al Crimine (qui il riassunto), che doveva uscire a marzo, poi a ottobre e ora chissà. Servirebbe davvero un ponte di Einstein-Rosen…

  • IL SEQUEL | Ritorno Al Crimine 

  • RITORNO AL FUTURO | E se Marty McFly diventasse un fumetto?

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