MILANO – Un istante e la vostra vita cambia. Voltate lo sguardo per pochi minuti e perdete tutto ciò che avete di più prezioso. Così accade anche a Matthew, il protagonista di The Captive – Scomparsa interpretato da un intenso Ryan Reynolds – che ritrovate oggi su Prime Video – e che si ritrova a vivere un incubo ad occhi aperti, quando la figlia Cassandra viene rapita mentre si trova nell’auto di famiglia. Da lì comincia una caccia all’uomo che dura anni, mentre il senso di colpa e il dolore distruggono i genitori della piccola, giorno dopo giorno. Matthew però non è disposto ad arrendersi, pure quando emerge la più atroce verità: Cass è vittima di una rete di pedofili.

Teso e inquietante, The Captive di Atom Egoyan è stato presentato a Cannes nel 2014 e, proprio durante il festival, il regista ha svelato che la storia del film è ispirata – purtroppo, sarebbe stato meglio fosse finzione – ad un vero fatto di cronaca che lo ha coinvolto da vicino, ovvero, quello della misteriosa sparizione di Michael Dunahee (questa è la pagina con i dettagli della scomparsa e la richiesta di informazioni). «Il bambino è scomparso da un parco molto vicino a dove vivevo», ha ricordato Egoyan, «So che la madre ha voltato le spalle per un solo momento. Ogni volta che tornavo a casa, vedevo i manifesti appesi per ritrovarlo. I genitori non si sono mai arresi: credono che un giorno il loro piccolo ritornerà».

La triste vicenda risale al 1991. È il 24 marzo. Una domenica. Bruce e Crystal Dunahee portano il figlio Michael, di soli 4 anni, alla scuola elementare Blanshard. Lì Crystal deve partecipare ad un allenamento di calcio femminile. Il posto è affollato. Tutte persone del luogo. Tutte persone per bene. A un certo Michael chiede di andare nel vicino parco giochi. La zona è sicura, ma basta un attimo di disattenzione e il piccolo scompare, come inghiottito nel nulla. Appena la madre se ne accorge tutti iniziano a cercarlo: il bambino indossa una giacca blu con cappuccio, una maglietta con le adorate Tartarughe Ninja, pantaloncini corti e scarpe da ginnastica blu.

Nonostante la polizia venga subito allertata, l’impressione è che Michael sia come svanito. Nessuno lo ha visto. Nessuno ha notato presenze sospette nella zona. Più passano le ore, più gli investigatori si convincono che non si tratti di un caso di scomparsa ma di rapimento. L’area viene perlustrata, si interrogano a tappeto tutti i presenti sul luogo del crimine e persone con precedenti. Iniziano a circolare i manifesti con la foto di Michael, il caso arriva alla stampa e così le soffiate alla polizia si moltiplicano. Sembrano indizi utili. Si cerca un uomo fra i 40 e 50 anni con un furgone marrone. Alla fine però ci si ritrova sempre in un vicolo cieco.

Il tempo passa. La speranza si affievolisce, ma non si spegne. Siamo nel 2006 e un ragazzo viene sottoposto all’esame del DNA. Ha l’età giusta, 22 anni, e somiglia a quello che potrebbe essere Michael da adulto. Il risultato però non lascia spazio al dubbio. Non è lui. La storia si ripete così inoltre nel 2011 e nel 2013. Ogni volta sembra di vedere una luce fra le ombre che purtroppo, puntualmente, si riaddensano di fronte all’esito negativo. Anche se The Captive ha riacceso i riflettori sulla vicenda, ad oggi la scomparsa di Michael resta un cold case. Non c’è un corpo. Non c’è un indizio. Ma non c’è spazio neanche per la rassegnazione.

Perciò mamma Crystal non smette di cercare il suo bambino e affronta il dolore quotidiano, aiutando le altre persone: è diventata una portavoce per i bambini scomparsi nella Columbia Britannica ed è stata presidente del Child Find British Columbia. Nel 2002 ha supportato la Royal Canadian Mounted Police per l’introduzione dell’Amber Alert, ovvero, un sistema d’allarme per bambini scomparsi esteso a tutta il rispettivo stato, notificandolo direttamente sul cellulare delle persone. Lo stesso allarme che, forse, avrebbe salvato Michael nel 1991.
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Qui il trailer di The Captive – Scomparsa:
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