ROMA – Aveva solo 27 anni Anton Yelchin quando il suo corpo fu trovato senza vita a pochi metri dalla casa in cui viveva a Los Angeles, il 19 giugno 2016, dopo un incidente assurdo. La sua scomparsa colpì enormemente Hollywood (e non solo), che perdeva uno degli attori più apprezzati e versatili e che, in un lasso di tempo relativamente breve, aveva già lavorato a una settantina di film, come Into Darkness – Star Trek, Il vampiro della porta accanto e Terminator: Salvation. Ad Anton Yelchin è dedicata una mostra Provocative Beauty – al momento itinerante in giro per il mondo dopo un passaggio a Roma due anni fa – che espone cinquanta delle mollte foto scattate in un arco di sei anni dallo stesso interprete.

Introdotta dalla proiezione del documentario, Love, Antosha di Garrett Price – che trovate ora in streaming – la mostra è stata organizzata in collaborazione con la Anton Yelchin Foundation (trovate informazioni qui) e presenta un lato inedito di un attore ancora molto rimpianto, un artista a tutto tondo che ha espresso la sua creatività anche attraverso le foto. E non si tratta del gioco amatoriale di una giovane star del cinema, ma anzi, di piccoli gioielli che ricordano in più di un punto lo stile onirico di David Lynch. «Fare fotografie mi sembra un modo per esprimere un certo tipo di narrazione emozionale, astratta» ha raccontato Yelchin. «Guardo le immagini di cui sono più orgoglioso come se fossero un film che racconta il mondo, nel modo in cui lo vedo».

Yelchin ha coltivato quasi in segreto la passione per la fotografia, diventando poi un artista rinomato, le cui opere sono state pubblicate da numerose riviste di settore. Una carriera parallela, la sua, che ha sempre protetto con cura e che non ha mai strillato troppo. Perché? Chissà. ma vendendole ora è come se in quelle istantanee si celasse una parte preziosa e profonda di sé che non volesse troppo rivelare. Nel percorso – curato da Clayton Calvert e Alessio de’Navasques – si snodano così una serie di frame evocativi e forti, con un sapiente uso del colore e un occhio davvero non indifferente.

C’è la Hollywood dei Boulevard immortalata all’alba. Ci sono panorami grotteschi e surreali dai colori saturi. Ci sono soggetti che indossano maschere alienanti o si specchiano lasciando che la propria immagine si duplichi all’infinito, come il bellissimo autoscatto che presenta la mostra (che potete vedere qui sopra, a inizio articolo). Sono immagini che mostrano la volontà di Anton Yelchin di catturare con la sua Leica – o addirittura con macchine usa e getta – tutto ciò che sfugge ad uno sguardo distratto, tutto quello che il tempo sembra dimenticare. Adesso di lui rimangono questi scatti che servono per non dimenticarlo e per non dimenticarsi.
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