Mentre i Beatles intonavano Twist and Shout nello storico (e unico) tour in Italia, il garbo di un certo cinema, cominciava a virare su un aspetto ancor più pop. Il sorriso diventava risata, il boom economico, raccontato da Dino Risi e Vittorio De Sica, era una certezza destinata (forse) a durare. E allora, l’aria che si respirava era profondamente libera. Costumi e società viravano sui colori, sulla voglia di dimenticare le scorie di un Dopo Guerra ancora vicino, mentre nelle case, piano piano, venivano accese le prime televisioni, dalle quali, la sera, risuonava l’allegra sigla del Carosello.

E fuori, parcheggiata con cura, una Fiat 500, lì a far da testimone stabile ad una moda che correva veloce, mentre lei – linee morbide ed iconiche – restava fedele alla sua essenza di oggetto di culto. Così, anche il cinema continuava ad immortalarla, fotografando un’epoca in costante evoluzione. Fu letteralmente epica la sua apparizione sulla locandina di James Tont Operazione U.N.O., pellicola diretta da Bruno Corbucci e Giovanni Grimaldi e datata 1965. Infatti, una 500 rossa fiammante, faceva da co-protagonista a Lando Buzzanca, in quello che fu, pensate un po’, un film parodia di 007 – Missione Goldfinger.

Del resto, i generi cinematografici, stavano iniziando ad amalgamarsi. La commedia diventava, alcune volte, vera e propria comicità, perfino il poliziesco, ereditando una certa realtà urbana arrivata dagli States, mutava verso il famigerato poliziottesco. E quante volte, tra un inseguimento e l’altro, nel traffico di Roma o Milano, vedevamo in quei film una 500. Come nel caso di uno dei titoli più famosi, La Polizia Ringrazia, uscito nel 1972, di Stefano Vanzina. Le sue linee, in quei film in bianco e nero che non ci stanchiamo mai di (ri)vedere, comparivano anche ne Il Compagno Don Camillo, nel 1965; nonché era bianca quella guidata da Stefania Sandrelli nel film Io La Conoscevo Bene, con cui Antonio Pietrangeli vinse il Nastro d’Argento nel 1966.

Era, invece, di un bel blu quella sotto Castel Sant’Angelo ne Il Profeta di Dino Risi, dove Vittorio Gassmann interpretava Pietro Breccia, un eremita che, scovato da una troupe televisiva, si ritroverà nel bel mezzo di quella società frenetica da cui era scappato. Anche Pier Paolo Pasolini la immortalò: prima in Mamma Roma e poi in Teorema, al fianco di Silvana Mangano. Era il 1968. Pochi anni prima di vederla sfrecciare nel tripudio tricolore del 1970, dopo la storica vittoria per 4-3, dell’Italia contro la Germania, nel mondiale del Messico. E quante bandiere spuntavano dai finestrini di quelle 500 colorate.
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