ROMA – Leggiadra la sua versione di Dream a Little Dream of Me, avvolgente la revisione di Quizás, quizás, quizás (diventata Perhaps, Perhaps, Perhaps), indimenticabile la Que Sera Sera suonata per Alfred Hitchcocok ne L’Uomo che Sapeva Troppo. A novantasette anni, Doris Day se n’è andata, lasciando il suo ricordo di diva, star, donna simbolo della sfavillante Hollywood degli Anni Cinquanta e Sessanta. Ragazza della porta accanto – la prima fidanzata d’America -, nata nell’Ohio e arrivata tra le stelle e i riflettori di uno show biz che l’ha resa mito e icona. Musica, cinema, musical, televisione. Doris Day era il prototipo perfetto della donna statunitense: bionda, indipendente, spiritosa, esuberante, inarrestabile.

Tanto che la sua prima hit, Sentimental Journey, uscita nel ’45, arrivò fino in Europa, diventando una sorta di inno per tutti quei ragazzi impegnati al fronte. In attesa di tornare a casa. Gotta take that sentimental journey. Sentimental journey, home sentimental journey. Poi, il cinema. Declinato in tutte le sue sfumature: la commedia e il dramma. Volto audace, volto perfetto per qualsiasi inquadratura, efficace per Alfred Hitchcock, per Gene Kelly (lei, ballerina mancata), per Charles Walters e per Michael Gordon che, nel 1959, le fece guadagnare una Nomination all’Oscar con Il Letto Racconta. Ma, in quasi un secolo di vita, Doris Day ha dovuto anche combattere con l’essere e l’apparire.

Manifesto dell’estetica e della menzogna (stellata) di Hollywood, Doris è stata invece crepuscolare e malinconica, dall’animo squilibrato e dalle relazioni contrastanti. Paladina dei diritti animali con la sua Doris Day Animal League, trentanove film, frutto di un importante contratto con la Warner, e un percorso artistico che la portò anche sul piccolo schermo con la serie televisiva The Doris Day Show durata per cinque stagioni, fino al 1975. Anni splendidi, anni complicati, di cui Doris Day è stata testimone. La felicità obbligata dalla Costituzione Americana e il bisogno sociale, arrivato nei Settanta, di andare proprio oltre quelle apparenze che l’avevano resta una stella, quasi al pari di Marylin.

Citata dai Beatles in Dig It e da Elton John in Wrap Her Up, Doris Day, dopo il suo show, comincio pian piano ad allontanarsi dai riflettori. L’America stava cambiando, avvicinando il suo cinema e la sua musica alla contaminazione, al realismo, allo sporco. La New Hollywood, e tutto ciò che ne scaturì, non prevedeva certo fidanzatine. Allora, meglio la tranquililità di un ranch in California. Lei, un po’ convinta repubblicana e un po’ convinta vegetariana.
Qui la sua celebre Sentimental Journey:
Lascia un Commento