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Patricia Clarkson: «Sharp Objects e la mia oscurità al fianco di Amy Adams»

Tormentata, instabile, complessa: l’attrice racconta il suo personaggio nella serie di Jean-Marc Vallée

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Photo Credits: Shutterstock.

LOS ANGELES – «Non parlavo e non mi muovevo così dai tempi di Blanche», ride Patricia Clarkson, tracciando un parallelo tra Adora, il suo personaggio nella nuova serie Sharp Objects, e Blanche DuBois, protagonista del classico di Tennesse Williams, Un Tram Che si Chiama Desiderio, che ha portato a teatro nel 2004. La star di Six Feet Under ha costruito una solida carriera impersonando donne forti e complesse, come in Schegge di Aprile, il film che le è valso anche una nomination all’Oscar e ai Golden Globe. Ma nei panni di Adora, la manipolativa, algida e contraddittoria madre di Camille Preaker alias Amy Adams, offre una delle sue migliori interpretazioni di sempre, raggiungendo nuovi picchi di oscurità.

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Patricia Clarkson in Sharp Objects.

LA FAN «Gillian Flynn? Sono fan dei suoi libri e quando mi è stata offerta la parte, avevo già letto Gone Girl e altri titoli, ma non Sharp Objects (in italiano, Sulla Pelle). Per prima cosa ho chiesto a Gillian se volesse che lo leggessi ma lei mi ha detto di no, anzi, l’ha ripetuto infinite volte quel “no”. Preferiva così. Ciononostante abbiamo iniziato una conversazione straordinaria sulla mia Adora. Come ci insegna Shakespeare, il nome dice tutto: ogni attrice a un certo punto della propria vita, dovrebbe recitare un personaggio di nome Adora!»

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Ami Adams, Elizabeth Perkins e Patricia Clarkson alla premiere di Sharp Objects. Photo Credits: Shutterstock.

CHATEAU «Per spiegare quanto sia sprofondata nel ruolo, vi racconto questa. Io vivo a New York ma abbiamo girato la serie a Los Angeles per cinque mesi, durante i quali non mi sono mossa da lì. Ho portato il mio cane e ho alloggiato allo Chateau Marmont, la mia oasi in città, e non sono tornata neppure una volta a casa. Non che avessimo avuto molti giorni liberi ma ho pensato che non sarei mai riuscita a bighellonare dentro il mio appartamento di New York finché avrei vestito i panni di Adora. Molto meglio restare allo Chateau con le mie lunghissime unghia finte, fumando sigarette con il fare di una diva».

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Riflessi.

AMY «All’inizio non ero convinta di accettare la parte. Pensavo che forse sarebbe stato meglio restare a casa a baciare il mio cane, ma poi Amy Adams mi ha convinta. Eravamo solo conoscenti prima di allora ma adesso l’adoro. È meravigliosa ed è anche l’unica persona con cui avrei potuto intraprendere questo viaggio emotivo, che in certi momenti devo ammettere essere stato davvero violento».

Nonna, figlia, nipote.

IL PERSONAGGIO «Chi interpreto? Sostanzialmente è una storia davvero molto oscura che riguarda gente tormentata, malata di mente, instabile, spaccata dentro. Jean-Marc Vallée è un regista che si lascia guidare dall’emotività più di quanto non facciano altri. Lui riesce a dare una grande importanza al personaggio: ogni dettaglio che lo riguarda è rilevante alla storia, ogni cosa ha una sua ragione di esistere. Tutto viene dal personaggio ed è questo che lo rende un regista divino».

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