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La ferrovia sotterranea, l’America e il viaggio di Barry Jenkins, tra orrore e speranza

Il regista realizza un’opera che ristabilisce lo sguardo di una comunità sulla Storia. Su Prime Video

la ferrovia sotterranea

ROMA – Dopo le prime immagini de La ferrovia sotterranea, esordio alla serialità di Barry Jenkins dopo l’esperienza di The Knick, il primo pensiero avuto è stato che quelle immagini avrebbero meritato di essere proiettate sullo schermo di un cinema avvolto dal buio. Dieci episodi, dalla durata media di un’ora (più qualche sorpresa), in cui lo sguardo estetizzante al quale ci ha abituati il regista Premio Oscar per Moonlight si sposa con il racconto dell’omonimo romanzo Premio Pulitzer del 2016 di Colson Whitehead (qui anche sceneggiatore). Un romanzo ucronico che, come Il complotto contro l’America e La svastica sul sole, parte da fatti storici reali per immaginare eventi alternativi.

la ferrovia sotterranea
Thuso Mbedu è Cora

Prodotta (insieme, tra gli altri, alla Plan B Entertainment di Brad Pitt) e distribuita da Amazon Prime Video, La ferrovia sotterranea parte infatti da quella rete di nascondigli e percorsi sicuri denominata Underground Railroad che, grazie anche all’aiuto di volontari abolizionisti, serviva agli schivi del XIX per fuggire dagli Stati del Sud e raggiungere in Nord dell’America per poi fuggire in Canada dove lo schiavismo era stato abolito alla fine del Settecento. Non una vera ferrovia fatta di rotaie e vagoni, quindi. Ma è qui che Whitehead piega la Storia al suo immaginario e ipotizza un mondo diverso in cui gli schiavi si muovevano sotto terra per sfuggire a una vita di oppressione.

Una scena de La ferrovia sotterranea

Al centro del racconto, diviso per tappe che dalla Georgia arrivano all’Indiana passando per Tennessee e Sud e Nord Carolina, Cora (Thuso Mbedu), giovane schiava che si lascerà alle spalle le piantagioni di cotone in cerca di libertà. Barry Jenkins ci mostra il suo viaggio fatto di continui pericoli, delusioni, forme diverse di razzismo, orrori ma anche speranza in quella che diventa una vera e propria epopea umana mentre cerca di sfuggire a un cacciatore di taglie, Ridgeway (Joel Edgerton), intenzionato a riportarla al suo padrone per rifarsi della madre di Cora, unica schiava riuscita a sfuggirgli anni prima.

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Chase W. Dillon e Joel Edgerton in una scena della serie

Qualche giorno prima del lancio de La ferrovia sotterranea, Barry Jenkins sul suo account Instagram ha spiegato che la sua serie è una risposta a una domanda quasi mai posta: quella cioè dello sguardo nero (contrapposto allo sguardo bianco). «Un atto di vedere» attraverso gli occhi di Cora ma anche di tutti quei personaggi che la ragazza incontra lungo il suo cammino e che raccontano di una comunità costretta a subire la prevaricazione dell’uomo bianco. Ma La ferrovia sotterranea è anche una storia di coraggio, resistenza, lotta, speranza in cui Barry Jenkins contrappone immagini di una bellezza profonda a sequenze di una brutalità lacerante.

Un’immagine de La ferrovia sotterranea

La sua macchina da presa si muove sinuosamente mentre la fotografia di James Laxton illumina le inquadrature con i colori caldi e torridi del Sud. Un’opera ambiziosa e complessa (nell’accezione più nobile del termine) che pone un nuovo traguardo per la serialità. La ferrovia sotterranea non è un titolo da binge watching, quanto una riflessione profonda su cosa significhi il razzismo in America, su come il Paese sia in debito con la comunità afroamericana, sulla dignità di un popolo troppo spesso visto da uno sguardo distorto. Barry Jenkins, attraverso gli occhi di Cora, ristabilisce la giusta prospettiva sulla Storia.

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Qui potete vedere il trailer de La ferrovia sotterranea: 

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