LOS ANGELES – «Westworld? Il massimo che un attore possa desiderare. Sotto ogni punto di vista…», ci confessa Jeffrey Wright, 52 anni di Washington, vincitore di un Emmy per Angels of America, a fianco di Al Pacino e Meryl Streep. In trent’anni di carriera l’attore ha interpretato ogni ruolo possibile, da figure storiche come Basquiat, Martin Luther King Jr. e Muddy Waters, a fittizie in action come Hunger Games o la saga di James Bond. Incluso tutto ciò che sta nel mezzo, dalla TV al cinema e ritorno. In Westworld Wright interpreta Bernard Lowe, programmatore di androidi che scopre di essere un robot nel futuristico parco giochi ideato dallo scienziato Robert Ford (Anthony Hopkins). «Preparatevi perché la seconda stagione sarà ancora più folle e straordinaria della prima…», ci avverte durante l’incontro con Hot Corn a Los Angeles. I nuovi episodi di Westworld partiranno nella notte del 23 aprile su Sky Atlantic e dal 24 aprile saranno disponibili su CHILI.
L’ISPIRAZIONE «Mentre giravamo Westworld cercavo di restare nello specifico, focalizzato sul nostro mondo, la nostra storia. L’idea nasce dall’omonimo film di Michael Crichton che molti pensano, erroneamente, sia basato su un romanzo. La cosa fantastica della serie? Che, oltre all’architettura dello storytelling, tutti noi cerchiamo di sfidare i nostri limiti senza mai dare per scontata l’intelligenza del pubblico, rispettando le loro curiosità e conoscenze. Ed è una bella sensazione far parte di qualcosa del genere, specialmente ora che qui negli Stati uniti sembra essere in atto una vera e propria celebrazione della stupidità».
LA PREPARAZIONE «Da bambino, tra i 10 e 12 anni, ho vissuto per molto tempo come robot. Scherzi a parte, gli host di Westworld sono androidi programmati per comportarsi come umani, dunque in un certo senso sono anche loro attori. Ho trovato l’intera esperienza interessante, ma anche riflessiva perché spinge a pensare a cosa implichi davvero essere umani».
L’EFFETTO «Penso che Westworld provochi un effetto simile anche nello spettatore: spinge chi guarda a pensare a certi automatismi che abbiamo in natura e al modo in cui cerchiamo di controllarli in vari modi. Per non parlare poi di tutti i quesiti che la serie solleva riguardo la tecnologia e su quanto possiamo realmente controllarla, soprattutto oggi che le nostre vite sono praticamente gestite dai nostri smartphone».
IL SEGRETO «Non abbiamo accesso all’intera sceneggiatura di Westworld, perché è nascosta nelle teste di Jonathan e Lisa (Nolan e Joy, i coniugi, creatori del programma insieme a J.J. Abrams, n.d.r.). Siamo tenuti all’oscuro dai copioni fino a poco prima delle riprese, dunque passiamo il tempo a farci domande sul set. È una bella sfida se si pensa che quando abbiamo cominciato la seconda stagione, abbiamo girato scene per cinque diversi episodi nelle prime tre settimane».
IL SET «Sul set c’è una sorta di meccanismo di supporto per noi attori e Jonathan e Lisa sono sempre presenti, soprattutto quando c’è un cambio di regia. Nelle nuove puntate di Westworld è giusto aspettarsi un po’ di confusione da parte del mio personaggio: Bernard è in mezzo al caos della rivolta degli androidi e le sue abilità cognitive sono diminuite da quando si è sparato un proiettile in testa».
LA TERZA STAGIONE «Spesso ci sediamo e parliamo del lavoro che stiamo facendo. C’è un livello enorme di rispetto sia tra noi attori che nei confronti del materiale che abbiamo tra le mani. Jonathan e Lisa hanno creato un ambiente collaborativo e fertile; noi tutti adoriamo esserne parte. Al punto che dopo questa esperienza non vorremo fare altro che girare la terza stagione: chi ha voglia di impegnarsi in altri progetti quando sei già in quello dei tuoi sogni?»
- Qui sotto il trailer di Westworld 2, mentre la prima stagione potete vederla o rivederla qui.
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