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Il complotto contro l’America, Trump e l’allegoria (involontaria) di Philip Roth

Simon & Burns adattano il romanzo fantapolitico dello scrittore per parlare del nostro presente

il complotto contro l'america

MILANO – Quando Il complotto contro L’America uscì in libreria, nel 2004, Philip Roth rigettò a lungo la tesi che vedeva il romanzo come un’allegoria della situazione socio-politica statunitense. All’epoca George Bush Jr. era l’inquilino della Casa Bianca, riconfermato per un secondo mandato dopo l’attentato alle Torri Gemelle e l’inizio di quella che sarebbe stata soprannominata la lunga guerra. Oltre quindici anni dopo David Simon e Ed Burns hanno preso quelle pagine e le hanno trasformate in una miniserie omonima targata HBO che ha più di un parallelo con l’attualità americana.

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Una scena de Il complotto contro L’America. Foto di Michele K. Short

Un romanzo fantapolitico e memoir storico raccontato attraverso gli occhi di un bambino di dieci anni, Philip Levin (Azhy Robertson), nella Newark del 1940. Un’opera dai contorni autobiografici perché quel bambino altri non è che Roth stesso, protagonista di un racconto che immagina cosa sarebbe potuto accedere negli Stati Uniti se a vincere le elezioni contro Franklin Delano Roosevelt fosse stato l’aviatore antisemita ed eroe nazionale Charles Lindbergh. Una storia americana alternativa in cui il nuovo Presidente stringe un patto con Germania e Giappone proclamando il Paese neutrale durante la Seconda Guerra Mondiale.

Azhy Robertson, Zoe Kazan, Morgan Spector, Winona Ryder. Foto di Michele K. Short

Come hanno già fatto The Man in the High Castle, The Terror: Infamy, Watchmen e Hunters, anche David Simon e Ed Burns, i nomi dietro The Wire, usano Il complotto contro l’America per modificare la Storia e parlare del presente. Lo fanno attraverso i Levins, una famiglia ebrea della classe operaia del New Jersey che vive sulla loro pelle la conseguenza dell’elezione di Lindbergh. Gli showrunner costruiscono una narrazione ad orologeria, mostrando la quotidianità della famiglia e le sue dinamiche per inserire lentamente un crescendo di paura e insicurezza. Quel «non potrebbe mai accadere qui» viene smentito e l’ondata di odio e populismo invade il Paese e le loro vite al grido di «America First».

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Winona Ryder e John Turturro in una scena de Il complotto contro l’America

Come dichiarato dagli stessi Simon e Burns, Il complotto contro l’America è l’allegoria dei nostri giorni, quella dell’amministrazione Trump che fa leve sulle paure e la disinformazione dei cittadini, che alza muri ai confini e deporta i latinoamericani irregolari, quella che amplifica la divisione di classe e rimane indifferente davanti ai crimini d’odio. Per metterla in scena la coppia sceglie un cast di prim’ordine, da Winona Ryder a Anthony Boyle, da Zoe Kazan a John Turturro, grazie a cui mostra le diverse reazioni dei loro personaggi chiamati a confrontarsi con l’ombra dell’antisemitismo, tra negazione e orrore.

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Una scena della serie

A fare da coordinate storiche le trasmissioni radiofoniche e i cinegiornali che punteggiano una serie che si prende i suoi tempi, dilatando il racconto iniziale nelle dinamiche quotidiane dei Levins, per poi colpire a fondo e ampliare il suo sguardo dal microcosmo di una famiglia al macrocosmo di un Paese. Un’oppressione graduale messa in scena con lucida precisione grazie ad una scrittura costruita attorno ad un climax fatto di intolleranza e semplice, spaventoso, egoismo. «Sta accadendo ora».

  • Philip Roth e quel lungo romanzo americano diventato cinema
  • Hunters, il tempo della vendetta e la caccia ai nazisti di Al Pacino
  • Fantasmi di ieri ed orrori di oggi | The Terror: Infamy e la Storia che si ripete

Lo speciale de Il complotto contro l’America:

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