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Travis Fimmel: «La mia vita spericolata, da Vikings a Steve McQueen»

Da Calvin Klein a re Ragnar: l’attore racconta Finding Steve McQueen e l’amore per la sua Australia

Travis Fimmel a Monte Carlo sotto lo sguardo attento di Rachael Taylor.

MONTE CARLO – Vichingo in tv, anti-eroe al cinema: l’australiano Travis Fimmel non ama fare scelte convenzionali. Un passato da modello per Calvin Klein, un po’ selvaggio come il suo Tarzan (nella serie di quindici anni fa), poi in Warcraft, ha presentato in anteprima l’ultimo progetto, Finding Steve McQueen, al 15° Monte-Carlo Film Festival de la comédie, ideato da Ezio Greggio e appena conclusosi nel Principato di Monaco. E dopo essere stato Re Ragnar di Vikings – di cui vedremo su Rai 4 la quinta stagione a partire dal 12 marzo – l’attore arriva in sala il 5 aprile anche con Charley Thompson, mentre tra qualche settimana tornerà in Australia dove ha intenzione di rimanere per un po’, complici i tre film che girerà «proprio vicino casa…».

Travis Fimmel nel ruolo di Ragnar nella serie Vikings.

LE SCELTE «Mi piace sorprendermi e cambiare, mettermi alla prova con registi diversi. In Finding Steve McQueen mi sono divertito molto, non solo perché ho ricreato un’icona del cinema come McQueen, l’idolo del mio personaggio, ma anche perché ho trovato subito una sintonia eccezionale con Mark Steven Johnson, che ha uno stile molto lontano da Andrew Haigh che sul set di Charley Thompson ho scoperto essere molto pacato, quasi ai limiti della timidezza».

IL KARMA «I ruoli da eroi o antieroi romantici mi affascinano molto, non solo perché solitamente mi cimento poco nella commedia, ma perché trovo abbiano spunti interessanti dal punto di vista umano. Un esempio? In Finding Steve McQueen si parla di karma e del potere che hanno le conseguenze delle nostre azioni, una questione che m’intriga molto, perché in fondo a tutti piace credere che esista qualcuno così innamorato da restare al tuo fianco qualunque cosa accada. Ecco, quest’idea è molto poetica e romantica…».

Occhiali scuri e sigaretta: Fimmel in Finding Steve McQueen.

I PERSONAGGI «Nessuno si considera un tipo poco raccomandabile ed è con questa idea in testa che affronto i miei personaggi. Non li giudico, perché so che loro non lo fanno. Vale per tutti loro, vale per tutti gli essere umani. Ognuno di questi ruoli mi dà la possibilità di sperimentare qualcosa di nuovo. In Finding Steve McQueen è stata l’alta velocità: è elettrizzante guidare macchine d’epoca, anche se a dire la verità non mi hanno fatto partecipare alle scene più pericolose e mio malgrado sono dovuto ricorrere alla controfigura più di una volta».

L’OSCAR «Non ho visto tutti i film candidati e quindi non saprei essere totalmente oggettivo, anche se ho sempre fatto il tifo per Gary Oldman. Tra i suoi avversari però c’era uno degli interpreti che ho sempre seguito e ammirato molto: Daniel Day-Lewis. Non che abbia mai avuto idoli né modelli di comportamento in generale, ma ammiro la devozione e la passione di attori come loro».

Travis Fimmel scherza con Ezio Greggio alla presentazione di Finding Steve McQueen.

IL CARATTERE «Lo ammetto: sono un tipo di poche parole, che s’imbarazza molto a parlare di sé e a rispondere durante le interviste. Dopo tanto tempo dovrei esserci abituato e invece no, ogni volta mi devo sforzare. D’altra parte me lo diceva anche mia madre da bambino, avevo la tendenza a mugugnare e biascicare le parole. Non ci posso fare niente, è più forte di me, ma dietro a questo comportamento impacciato c’è una grande riconoscenza per quello che la vita mi sta regalando».

IL SELVAGGIO «Preferisco la vita di campagna a quella di città, sono nato e cresciuto in una sperduta fattoria australiana e tutto quello che so fare nella vita l’ho imparato lì, inclusa la guida anche se non sono proprio un asso del volante. Sarà per questo, forse, che sono finito a fare l’attore: calarmi nei panni degli altri e vivere esperienze diverse che mi portano a fare viaggi splendidi, come questo a Monaco. E chissà che la prossima tappa non sia proprio l’Italia, non mi dispiacerebbe fare un giretto a Roma…».

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