ROMA – Tótem – Il mio sole racconta di Sol (Naíma Sentíes), una bambina di sette anni accompagnata dalla mamma (Iazua Larios) nella grande casa del nonno per aiutare le zie e i cugini a organizzare la festa di compleanno a sorpresa per l’amato papà (Mateo Garcia), un giovane pittore malato. Mentre la luce del giorno svanisce, un’atmosfera strana e caotica prende il sopravvento e l’arrivo dei numerosi amici e parenti mette a dura prova i legami che tengono unita la famiglia. Con il passare delle ore, nella piccola Sol cresce l’impaziente attesa per la celebrazione del compleanno del papà, per il quale lei e la madre hanno in serbo un regalo speciale.

Il padre di Sol, però, tarda a uscire dalla stanza del piano di sopra, nonostante le insistenti richieste della figlia. Mentre aspetta di poter esaudire il suo desiderio più grande, Sol capirà a poco a poco che il suo mondo sta per cambiare radicalmente. Il film, opera seconda della regista messicana Lila Avilés, presentato in concorso ufficiale alla 73esima Berlinale – Festival internazionale del cinema di Berlino dove si è aggiudicato l’Ecumenical Jury Prize e candidato messicano agli Oscar 2024 al Miglior film internazionale, arriva ora al cinema con Officine Ubu.

Un commovente film corale, Tótem – Il mio sole, dove il microcosmo familiare è raccontato attraverso gli occhi della tenera Sol. Un’anima pura che impara a cogliere il respiro della vita e a viverne ogni sfumatura, costretta a crescere in fretta e a cambiare la propria percezione del mondo intorno nel corso di una sola, semplice, giornata. Su di lei, la Avilés costruisce con cura un inno alla forza dei legami e alla bellezza della natura e dell’arte, modellandolo secondo traiettorie e sentimenti, relazioni e spazi interiori, incidendolo di frammenti vitali trasposti in una regia intima e stringente con cui affrontare, con sincerità ed emozione, il tema della morte celebrando, al contempo, la vita.

Perché prepara alla perdita sin dal primo momento, Tótem – Il mio sole, rivelataci infine dalla Avilés, nel frame finale, con eleganza, sobrietà e dolore sordo. Nel mezzo, un viaggio che è un accumulo di segni e forme di vita – animali e insetti, piante e presenze, gioia e tristezza, energia quantica e torte bruciate, poesia e spiritualità – e una sfilata di meravigliosi esseri umani che come nelle migliori famiglie: insieme sono più forti.
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