ROMA – C’è una scena che ci torna sempre in mente. Basta rivedere un bacio sotto la pioggia, una mano che trema, una maschera che scivola via. E subito riappare lui: Tobey Maguire. Occhi grandi, cuore in vista, goffaggine tenera e sincera. Il 27 giugno l’attore compie 50 anni, ma nella memoria collettiva resterà per sempre il primo Spider-Man, quello che ci ha fatto sentire visti. Normali. Speciali.

Era il 2002 quando arrivò al cinema Spider-Man di Sam Raimi, e qualcosa cambiò. Siamo stati tutti Peter Parker: studenti insicuri, sognatori a occhi aperti, amanti non corrisposti. E Tobey era perfetto. Non solo un supereroe, ma un anti-divo gentile, uno che cadeva male, che piangeva spesso, che salvava il mondo anche con le spalle curve. In un’epoca pre-MCU, pre-crossover, pre-effetti a pioggia, ci bastava lui. Con un palazzo da scalare e una frase da ricordare: Da un grande potere derivano grandi responsabilità.
Ma Tobey Maguire non si è mai fermato alla ragnatela. Prima e dopo l’Uomo Ragno c’è stato l’universo malinconico di Pleasantville, la dolcezza tormentata de Le regole della casa del sidro, la voce narrante nel mondo patinato di Il grande Gatsby, fino alla follia hollywoodiana di Babylon. Sempre con un passo indietro rispetto al clamore, sempre con quella timidezza disarmante che oggi sa di resistenza. Poi, il ritorno. Spider-Man: No Way Home è stato più di una semplice apparizione: è stato un abbraccio. Un incontro tra epoche, una dichiarazione d’amore del pubblico al suo eroe fragile. Quello che non ha mai avuto bisogno di urlare per farsi ricordare.

Oggi Tobey Maguire compie 50 anni. Mezzo secolo vissuto a bassa voce, ma con un’intensità che non si dimentica. Non ha mai cercato di essere una star, né ha mai avuto bisogno di indossare troppe maschere. Tranne una. Quella rossa, con le ragnatele.
La più iconica di tutte. E forse l’unica che – invece di nascondere – gli ha permesso di mostrarsi davvero.
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