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The Walk | Le Torri Gemelle, il sogno di un funambolo e la vera storia dietro al film

Joseph Gordon-Levitt è Philippe Petit, il funambolo che ha ispirato il film di Robert Zemeckis

The Walk

MILANO – Due grandi quadrati da cui scorre incessantemente acqua, avvolti nel perimetro dai nomi incisi di tutte le vittime dell’11 settembre. Simbolicamente, sono solo le fondamenta ciò che resta oggi delle Twin Towers, le due torri inizialmente detestate dai newyorchesi divenute poi simbolo dello skyline della città immortalato in centinaia di pellicole e serie tv. A regalargli una luce diversa agli occhi dei severi cittadini della Grande Mela ci pensò (anche) un longilineo ragazzo francese, Philippe Petit, che all’alba del 7 agosto 1974 attraversò, sospeso su un cavo d’acciaio, la distanza che separava i due grattacieli. Una storia raccontata da Robert Zemeckis in The Walk.

Una scena di The Walk
Una scena di The Walk

Ci avevano già pensato Sandi Sissel, nel 1984, con il corto High Wire e James Marsh, nel 2009, con il documentario Premio Oscar Man on Wire a raccontare le gesta del funambolo ma Zemeckis, grazie anche ad un uso raffinatissimo del 3D e degli effetti speciali, ci ha letteralmente portati ad un passo dal toccare le nuvole, tra vertigini e tensione. La sceneggiatura, scritta da Zemeckis insieme a Christopher Browne, è un adattamento di To Reach the Clouds, libro scritto da Petit nel 2002. Una storia incredibile che il regista divide visivamente e narrativamente in due sezioni.

Un'immagine di Philippe Petit sospeso tra le due torri
Un’immagine di Philippe Petit sospeso tra le due torri

La prima incentrata sugli anni giovanili di Petit nella Ville Lumière, dove, determinato a diventare funambolo, si ritrova in uno studio dentistico per un dente scheggiato. È proprio in quella sala d’attesa che, tra le riviste sparse su un tavolino, la sua attenzione viene catturata da un articolo sull’imminente inaugurazione delle Twin Towers. Una vera e propria folgorazione che lo porta a volare fino a New York per realizzare il suo sogno: attraversare, su un filo d’acciaio e senza protezioni, la distanza che separava i due edifici del World Trade Center.

Un'immagine di The Walk
Un’immagine di The Walk

A prestare il volto a Petit sul grande schermo, il regista ha chiamato Joseph Gordon-Levitt. «Quando ho saputo che sarebbe stato Joseph ad interpretarmi ho chiesto a Zemeckis di poterlo istruire. Avevano a disposizione solo otto giorni prima dell’inizio delle riprese. Un tempo limitato che ho usato per mettere fili e cavi in un magazzino dove ci esercitavamo», ci ha raccontato il funambolo qualche anno fa, quando lo abbiamo incontrato per la presentazione del film a Roma, «Il primo giorno ho tracciato una linea a terra e all’ottavo Joseph era già in grado di percorrere dieci metri sulla fune. Volevo comprendesse lo stile, l’animo e la nobiltà della camminata. Robert non credeva ai suoi occhi!».

Un sorridente Philippe Petit al momento dell'arresto
Un sorridente Philippe Petit al momento dell’arresto

Così, con l’aiuto della sua fidanzata dell’epoca e di un gruppo di amici, dopo settimane e settimane di preparazioni, sopralluoghi aggirando la sorveglianza e un chiodo conficcatosi nel piede, quel funambolo autodidatta era pronto per la sua passeggiata tra le nuvole. Alle 7:15 di una mattina d’agosto Petit raggiunge il tetto delle Torre Nord e tende un cavo, spesso poco meno di tre centimetri, su cui camminerà per oltre quarantadue metri per raggiungere la Torre Sud . Ad aiutarlo solo un’asta per l’equilibrio. Sotto i suoi piedi 415 metri e 110 piani lo separano dai newyorchesi stupiti e poliziotti pronti ad arrestarlo. Resterà sospeso, passeggiando avanti e indietro, quarantacinque minuti per un totale di otto traversate in cui troverà anche il tempo di sdraiarsi su quel cavo e contemplare il mondo da un’altra prospettiva.

Joseph Gordon-Levitt in una scena di The Walk
Joseph Gordon-Levitt in una scena del film

Una storia straordinaria che Zemeckis racconta in The Walk anche per rendere omaggio a tutti quegli uomini e quelle donne che, invece, una mattina di settembre non hanno avuto nessun’altra alternativa se non quella di lasciarsi andare nel vuoto. Ma cosa accadde dopo l’inevitabile arresto del funambolo? A Petit fu inferta una pena simbolica: esibirsi tutti i giorni a Central Park per i bambini di New York. Ma la traversata delle Torri Gemelle non fu di certo l’ultima sua impresa. Dai campanili di Notre-Dame alle cascate del Niagara, Philippe Petit ha continuato a passeggiare sospeso con il naso all’insù perché «i limiti esistono soltanto nell’anima di chi è a corto di sogni».

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