ROMA – E allora, esattamente come non tutti i western iniziano dentro un saloon oppure in un deserto, non tutte le leggende nascono per forza di cose in America o nelle zone di frontiera. Alcune, come quella che anima Testa o Croce? – il nuovo film di Alessio Rigo de Righi e Matteo Zoppis, in concorso a Un Certain Regard di Cannes – affondano le radici altrove, nella polvere delle campagne italiane, lì dove il mito stesso della frontiera riesce a trovare un’eco inaspettata tra butteri e signorotti, spettacoli a pagamento e sogni di fuga. Un incrocio tra storia e invenzione, tra il West da cartolina e l’Italia di inizio Novecento, dove il film è ambientato. Ma di cosa parla precisamente la pellicola? Adesso ve lo spieghiamo.

Innanzitutto, a dare volto e corpo alla ballata malinconica ecco un tris d’assi niente male: Nadia Tereszkiewicz, Alessandro Borghi e John C. Reilly (lo ricordate a Cannes con Matteo Garrone?), tre protagonisti di una strana storia che rilegge, in chiave poetica e visionaria, l’arrivo a Roma del Wild West Show di Buffalo Bill. Con i suoi cavalli impennati, i colpi a salve e le camicie frangiate, il circo itinerante del colonnello William Frederick Cody (che Paul Newman interpretò per Altman nel 1976 in Buffalo Bill e gli indiani) non porta solo uno spettacolo: porta l’America – o, meglio, la sua invenzione. All’interno di questo scenario folcloristico e artificiale si innesta una storia d’amore che mescola il western classico alla narrazione popolare, partendo da Rosa (Tereszkiewicz, che fu folgorante in Rosalie), giovane moglie di un signorotto di provincia, che assiste alla leggendaria gara di doma tra cowboys americani e butteri laziali.

A trionfare è Santino (Borghi), buttero che sembra incarnare una frontiera autentica. Tra i due nasce un legame che sfida convenzioni e destini, ma quando il marito di Rosa viene ucciso, fuggono insieme. Ma la giustizia – si sa – è una moneta che pende sempre dal lato di chi paga di più. Con una taglia sulla testa e Buffalo Bill (Reilly, appunto) alle calcagna, Rosa e Santino corrono verso un sogno americano che pare sempre più lontano. A quattro anni da Re Granchio (che fu alla Quinzaine des Réalisateurs, era il 2021, ve ne avevamo parlato qui), Rigo de Righi e Zoppis tornano con uno sguardo fedele alla loro poetica. Testa o Croce? si muove tra verità e leggenda, scavando nella memoria contadina e nei frammenti della tradizione orale per farne materia cinematografica.
Ancora una volta – dunque – ciò che conta non è l’adesione ai fatti, ma la forza delle immagini e delle suggestioni. La coppia di registi italo-americana, che aveva esordito nel 2013 con Belva Nera, prosegue così il proprio percorso tra le pieghe meno battute della narrazione storica. Girato tra le campagne laziali, il Parco nazionale del Circeo e i resti archeologici di un’Italia al margine della modernità, Testa o Croce? si confronta con l’immaginario western senza cedervi del tutto. Perché, come suggerisce il titolo, in questa storia tutto si gioca sul lancio di una moneta. E il destino, come nei racconti tramandati a voce, non sempre è quello che ci si aspetta…
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