ROMA – Durante i campionati mondiali di judo, la judoka iraniana Leila (Arienne Mandi) e la sua allenatrice Maryam (Zar Amir Ebrahimi) ricevono un ultimatum da parte della Repubblica islamica che intima a Leila di fingere un infortunio e perdere la gara, pena l’essere bollata come traditrice dello Stato. Vedendo minacciata la propria libertà e quella della sua famiglia, Leila si trova ad affrontare una scelta impossibile. Presentato all’80esima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia dove è stato presentato nella sezione Orizzonti e diretto dalla regista e attrice iraniana Zar Amir Ebrahimi (Sopravvissuti, Holy Spider) e dal regista israeliano Guy Nattiv (Skin), Tatami – Una donna in lotta per la libertà, arriverà al cinema dal 4 aprile con BiM Distribuzione.
Una pellicola figlia di un incontro artistico e di costumi inedito. Tatami è, infatti, la prima volta nella storia del cinema che vede la co-direzione di un autore iraniano e uno israeliano. Qualcosa di importante e prezioso di cui sono consapevoli gli stessi Amir Ebrahimi e Nattiv: «Possa questa collaborazione cinematografica e artistica essere un tributo a quegli artisti e a quegli atleti e a tutte le persone che si battono per guardare al di là della frenesia dell’odio accecante e della reciproca distruzione e che, nonostante tutti gli ostacoli, costruiscono insieme un futuro. Riteniamo che l’arte sia la voce del discernimento che si fa strada in mezzo al chiasso». Perché in fondo è esattamente questo ciò che fa l’arte, scuote le coscienze, mette il punto, provoca un cambiamento.
Non fa eccezione in questo Tatami, nato da una specifica esigenza artistica: «La storia che abbiamo deciso di raccontare in questo film è la storia di troppi artisti ed atleti costretti a rinunciare ai propri sogni e, in alcuni casi, obbligati a lasciare i propri paesi e i propri cari a causa del conflitto tra sistemi e governi. Negli ultimi decenni, il governo iraniano ha fatto tutto quanto in suo potere per impedire a iraniani e israeliani di incontrarsi in occasione di eventi internazionali, senza tenere in considerazione la realtà dei veri sentimenti delle persone. Nonostante questo, abbiamo trovato un modo per riuscirci. Abbiamo unito le forze a due ore di distanza da Tel Aviv e da Teheran, a Tbilisi, in Georgia».
E quindi Tatami, dove la lotta sportiva diventa azione politica dentro e fuori il quadrangolo mondiale, in un susseguirsi di immagini pure avvolte in un bianco-e-nero dai forti contrasti che più che assenza di luce è privazione di colore, quello nelle vite di Leila e Maryam, costrette a fare i conti con il proprio percorso e retaggio. Da qui la ribellione, la scelta, il prendere una decisione sino a impuntarsi sotto gli occhi del mondo, in uno sviluppo narrativo dall’andamento lineare e dal ritmo serrato che va a costruire un thriller metaforico a cornice sportiva, teso e avvincente, che dà speranza per un domani migliore: pacifico e unito.
Non una rivelazione e nemmeno una sorpresa, semplicemente un grande film, Tatami di Amir Ebrahimi e Nattiv, un poema filmico asciutto e deciso sull’incrollabile volontà umana come forza naturale necessaria a sconfiggere ogni regime, qualsiasi regime, a costo della propria libertà. Un’opera arrivata a noi in punta di piedi eppure inevitabilmente destinata a lasciare il segno nell’immaginario collettivo.
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