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Sciame | Donald Glover, il fenomeno Ni’Jah e il fantasma ingombrante di Beyoncé

Passione e possesso. Musica e ossessione. Morte e pop. Donald Glover e il lato oscuro del fandom

Sciame
Dre, ovvero Dominique Fishback, la protagonista di Sciame.

MILANO – La nuova fase della carriera autoriale di Donald Glover a.k.a Childish Gambino riparte questa volta da Prime Video con la prima stagione di Sciame, il primo di molti progetti siglati con gli Amazon Studios. L’esperienza di Atlanta, conclusa almeno su carta, sembra però continuare spiritualmente in questa nuova serie. Twitter, fandom tossici, musica R&B, : sono solo alcuni degli elementi gettati nel calderone che compongo Sciame, la storia di Dre (Dominique Fishback) una fan sfegatata che farebbe di tutto per Ni’Jah, la sua cantante preferita. Anche uccidere. Proseguendo nella visione, lo spettatore però inizia ad accorgersi di qualche similitudine di troppo con la realtà: «This is not a work of fiction», recita il cartello ad inizio di ogni episodio. Sì, perché tutti i riferimenti e le somiglianze sono volute, parola di Donald Glover e Janine Nabers, co-creatrice della serie e già su Atlanta.

Sciame
Quando la passione diventa ossessione: Sciame.

In Sciame tutto quello che concerne la figura della popstar Ni’Jah è ispirato a Beyoncé e alla sua carriera, a partire dal nome che si danno i suoi fan (Hive, “alveare”, diventa appunto Swarm “sciame”); i costosissimi biglietti per un concerto del suo tour; le sonorità delle sue canzoni; l’estetica dei suoi videoclip; i litigi con la famiglia (celebre il video della litigata in ascensore tra Beyoncé e la sorella Solange, nella serie ripreso pari pari). La serie è stata anche ispirata da una leggenda metropolitana: una fan di Beyoncé morta suicida dopo aver scoperto che Jay-Z aveva tradito la moglie. Vero? Falso? L’incipit è comunque cupo: la furia di Dre inizia quando trova sua sorella morta dopo un battibecco con il fidanzato; le due sarebbero dovute andare ad un concerto della loro cantante preferita. Se per Glover Atlanta era “una Twin Peaks con i rapper”, Swarm diventa un mix tra la tensione psicosessuale di La Pianista di Michael Hanake e la satira di Re per una notte di Martin Scorsese, per stessa ammissione del cantante. Sì, ma cosa significa?

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Dominique Fishback e l’amore per Ni’Jah.

Atlanta e Sciame hanno tante cose in comune (come il team creativo, ovvio), ma si differenziano nell’approccio che fanno sul personaggio. Dre è niente poco di meno che una serial killer a tutti gli effetti, che di episodio in episodio miete nuove vittime alla domanda: «Ma chi è il tuo artista preferito?». Guai a non rispondere Ni’Jah. L’appiglio sta nella costruzione di questa moderna anti-eroina, magnetica come un Don Draper e spregevole come Tony Soprano. Le sue azioni prendono il sopravvento e fanno passare la figura di Ni’Jah in secondo piano: anche quando si scava nel suo passato e si scopre che Dre è stata adottata per un mero sussidio finanziario in un momento in cui la sua famiglia adottiva era sul lastrico, o che è ancora vergine perché probabilmente infatuata della sorellastra, non proviamo empatia verso di lei, anzi, cresce in noi un senso di fastidio per cui non si può comunque fare a meno di smettere di guardare. O seguire.

Sciame
No, non è succo di lampone…

La presenza scenica di Dominique Fishback è un constante ronzio nell’orecchio, come quello che
sembra sentire il suo personaggio ogni qualvolta c’è da fare giustizia in nome della popstar. L’empowerment a cui auspicano cantanti come Beyoncé viene ribaltato e incanalato in una furia
omicida senza eguali. Che valore ha quindi la frase: «This is not a work of fiction»? Viviamo in un’era digitale in cui possono accadere le cose più assurde (anche questo leit-motiv in Atlanta non ci sembrava così inverosimile): è plausibile quindi che la tossicità dei fandom possa portare a conseguenze estreme? Sì. La furia con cui Dre difende Ni’Jah non è tanto diversa dal celebre motto: «Leave Britney alone!». Da quel video del 2007 c’è però una sostanziale differenza con la
visione di Glover e Nabers: il web. In questi anni Internet è cambiato.

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Il lato oscuro del fandom? Questo.

Twitter è diventata una piattaforma di reclutamento: per assurdo l’”hive” (o la BTS Army, che ha già la parola “esercito” nel nome) non sono così diversi da QAnon, ad esempio. Gli intenti politici sono certamente e ovviamente diversi – non serve dirlo – ma non vogliono forse entrambi la stessa cosa? Difendere a spada tratta i propri beniamini. Non è un caso allora che tra gli staff writers compaia proprio il nome di Malia Obama, la figlia dell’ex Presidente degli Stati Uniti. Sciame però non sembra essere una critica mirata a nessuno in particolare, né tantomeno a Beyoncé o al suo popolo. È un ritratto della post-verità, di quelle argomentazioni che fanno appello all’emotività e non alla realtà oggettiva e veritiera, con il solo intento di influenzare l’opinione pubblica. Questo intento in Sciame è chiaro e preciso: porsi al di sopra di qualsiasi verità per re-immaginare i contesti che viviamo. Online e non. Atlanta giocava col surreale, Swarm invece con le probabilità…

  • TV COLUMN | Ma cosa rimane di Atlanta?
  • VIDEO | Il trailer di Sciame:

 

 

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