MILANO – Di Cameron Crowe si citano quasi sempre solo due film: Jerry Maguire, per Tom Cruise e per l’Oscar (eccessivo) vinto da Cuba Gooding Jr. e Quasi famosi, per cui fu lui a vincere la statuetta per la miglior sceneggiatura, grande pellicola che vi avevamo raccontato in un’altra puntata di Rock Corn (la ritrovate qui). In realtà ci sono altri sei film diretti dal regista americano, a cominciare da Non per soldi… ma per amore che, nel 1989, portava John Cusack a Seattle un attimo prima che esplodesse il grunge e che i Nirvana scalzassero Michael Jackson dalle classifiche di tutto il mondo. Tre anni dopo, nel 1992, Crowe decise di girare un altro film a Seattle, ma nel frattempo in città era cambiato tutto e il grunge era finito addirittura sui giornali di moda con i modelli chiamati a indossare le camicie di flanella tipiche dei boscaioli del posto.

Partito come critico musicale per Rolling Stone, Crowe non dimenticò di inserire nella trama quasi tutte le band della scena (a parte i Nirvana), che accettarono anche di fare alcuni cameo molto divertenti. E così, se i Pearl Jam interpretano addirittura la band dell’aspirante musicista Matt Dillon (formidabile la scena in cui si vedono il documentario sulle api), ecco anche Chris Cornell dei Soundgarden apparire nella scena della macchina tra Dillon e Bridget Fonda e Layne Staley con i suoi Alice In Chains suonare in uno dei locali che si vedono nel film. Non solo: c’è anche l’unico cameo speciale di un regista che apparentemente non c’entra nulla: Tim Burton. Singles ruota attorno a due coppie: quella formata dalla cameriera Janet Livermore (Bridget Fonda), e dall’aspirante rockstar Cliff Poncier (Dillon), e quella composta da Linda Powell (Kyra Sedgwick) e Steve Dunne (Campbell Scott), che esitano sulla decisione di impegnarsi seriamente.

Il film non è un capolavoro, non ha i picchi di Jerry Maguire o Quasi famosi, ma nemmeno alcuni grandi passaggi come Elizabethtown (che aveva un magistrale Orlando Bloom), eppure, rivedendolo oggi – lo ritrovate in streaming su Prime Video e AppleTV+ a noleggio – ha il retrogusto amaro di una vecchia fotografia. Alcuni dei personaggi che si vedono non ci sono più (Chris Cornell e Layne Staley, ma anche la voce di Mark Lanegan degli Screaming Trees), la scena grunge è stata seppellita, ma Crowe ha saputo fermare parte dell’ingenuità che fece diventare grande il movimento grunge. Inutile segnalare la colonna sonora (la trovate qui) perché c’è dentro davvero di tutto, da Jimi Hendrix, altro illustre musicista di Seattle, a Mudhoney e Smashing Pumpkins.

Dopo Singles, gli anni Novanta lanciarono in orbita Crowe con Jerry Maguire, Quasi famosi e Vanilla Sky, tre film in cinque anni tra il 1996 e il 2001. Hollywood era ai suoi piedi. Poi, nel 2005, arrivò il flop di Elizabethtown e il regista fece un passo indietro. Ritornò nel 2011 con un documentario sugli amici Pearl Jam, Pearl Jam Twenty, seguito da La mia vita è uno zoo con Matt Damon che invece portò a casa oltre 120 milioni di dollari. Andò peggio nel 2015 a Sotto il cielo delle Hawaii, con Emma Stone e Bradley Cooper, che ad oggi rimane il suo ultimo film di finzione. Ha da poco portato su Paramount+ un altro documentario, Tom Petty: Heartbreakers Beach Party, ritorno all’antico amore musicale. Oggi Crowe ha 67 anni, ha debuttato a Broadway con il musical di Quasi famosi e lo scorso novembre è diventato padre per la terza volta con la nuova compagna, Anais Smith, che all’epoca dell’uscita di Singles aveva otto anni. E il viaggio continua.
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