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Quasi Famosi, l’America di Cameron Crowe e quel sogno da sentire a tutto volume

Il rock, i Settanta e Philip Seymour Hoffman: perché il film di Cameron Crowe è tutto da (ri)ascoltare

Quasi Famosi
Sogni di rock: la banda di Quasi Famosi di Cameron Crowe.

MILANO – Per tutti coloro che hanno sempre desiderato diventare critici musicali. Per tutti coloro che hanno realizzato il sogno di scrivere sulla rivista di musica che consumavano da adolescenti. Per quelli che fanno critica perché non hanno mai imparato a cantare o a suonare. A tutti loro, Cameron Crowe dedica Quasi famosi – lo trovate ora in streaming su Prime Video e Apple TV+ – il suo film più personale, intimo, in parte autobiografico: William Miller (Patrick Fugit), giovanissimo collaboratore di Rolling Stone, viene mandato in tour con gli Stillwater, band hard-rock in forte ascesa durante i favolosi anni Settanta (qualche indizio potrebbe ricondurli ai mitici Lynyrd Skynyrd). Insieme a loro toccherà con mano quali i veri materiali del rock and roll: nessun maledettismo gratuito, ma fratellanza, ribellione, tradimenti, sesso, euforia e depressione.

Philip Seymour Hoffman alias Lester Bangs in Quasi Famosi.

Qualcosa di grandioso, illimitato, ma effimero, una conquista di sé e dei propri ideali inevitabilmente destinata al compromesso. Oppure a finire. Perché il risveglio dal sogno non tradisce: il mercato appiattisce e standardizza, la macchina investe prima o poi anche la musica più sovversiva. Alcune sentenze del critico Lester Bangs, misantropo e disilluso, meravigliosamente impersonato da  Philip Seymour Hoffman – prima che fosse troppo tardi – rappresentano bene lo spirito del film: «Dovrai farti una reputazione, ragazzo, essendo soprattutto onesto e molto spietato», «Sei arrivato in un momento pericoloso per il rock: la guerra è finita e hanno vinto loro», «L’unica moneta forte in questo mondo in bancarotta è ciò che scambi con un altro sfigato». Crowe però non si crogiola nella nostalgia, nel nichilismo, nella fine dell’Impero, e realizza una pellicola piena di energia, che celebra le grandi aspettative, consapevole che il viaggio è ben più indimenticabile della destinazione.

Kate Hudson e Patrick Fugit nel backstage del concerto degli Stillwater.

Molti sono i personaggi da ricordare, valsi a Crowe l’Oscar per la miglior sceneggiatura originale: l’apprensiva mamma Frances McDormand, nemica giurata di ogni forma di trasgressione; la groupie Penny Lane, che ha il volto luminoso e il corpo sottile di un’incantevole Kate Hudson; il leader Russell Hammond, autentica icona rock, affettuoso e traditore, ottimamente incarnato da Billy Crudup, e la sorella Zooey Deschanel. La colonna sonora? Un credibile best of di quell’epoca indiavolata: dagli Who agli Allman Brothers Band, dai Led Zeppelin a David Bowie, da Rod Stewart a Cat Stevens fino a quel pezzo urlato di Elton John. Una curiosità: la band degli Stillwater, nata appositamente per il film, ha avuto la collaborazione di Peter Frampton e di Mike McCready dei Pearl Jam, che hanno insegnato a Crudup come suonare la chitarra. Alzate il volume.

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